È disponibile l’ultima versione del rapporto sullo sviluppo del kernel Linux, documento stilato annualmente dalla Linux Foundation che mette assieme dati, fatti, persone e aziende in qualche modo legate al progetto open source più conosciuto e attivo.
Di particolare rilevanza, nel rapporto di quest’anno, la “Top 20” dei principali soggetti che hanno contribuito praticamente allo sviluppo del codice di Linux: accanto ai soliti nomi (Red Hat, Intel, Novell ai primi tre posti della classifica), al 17esimo posto si piazza Microsoft.
In questi anni l’azienda il cui CEO (Steve Ballmer) ebbe una volta a definire Linux “un cancro” è cambiata, ha stretto patti con protagonisti di primo piano del mondo FOSS e a quanto pare non disdegna di rilasciare codice sotto licenza a codice aperto per il Pinguino.
La versione 3.2 di Linux ha conosciuto un livello di sviluppo mai così alto, dice la Fondazione, con 1316 diversi sviluppatori (erano 389 per la versione 2.6.11) e oltre 226 aziende. In relazione a quest’ultimo dato, non è un caso se la parte principale di codice (75 per cento) sia stata realizzata da programmatori stipendiati per fare quel lavoro specifico e non come “hobbysti” nel loro tempo libero.
“Linux è la piattaforma per il futuro del computing – gongola la vice-presidente del marketing di Linux Foundation Amanda McPherson – più sviluppatori e aziende stanno contribuendo all’evoluzione del sistema operativo come mai prima d’ora, soprattutto nelle aree del mobile e del computing embedded e cloud”.
La Foundation dice che Linux è in buona posizione per conquistare tutti i settori e le industrie che contano – personal computer a parte – e anche il notevole risultato del primo miliardo di dollari guadagnato da Red Hat sarebbe ben poca cosa rispetto al valore dell’intero business Linux.
Alfonso Maruccia