Tempesta in vista per Linux Foundation, l’organizzazione dedicata alla promozione e alla standardizzazione di Linux e del software open source che a dire dello sviluppatore Matthew Garrett si è chiusa a riccio lasciando fuori i rappresentati della community di volontari. Tutto come prima, risponde invece il CEO Jim Zemlin.
Garrett ha evidenziato un importante cambiamento apportato allo statuto interno della Fondazione per quanto riguarda l’elezione dei membri del consiglio che gestisce l’organizzazione, un organo che d’ora in poi dovrà di fatto accogliere solo le personalità indicate dalle aziende interessate a Linux per motivi di mero business.
Lo sviluppatore rivela che, fino a pochi giorni or sono, l’elezione del consiglio veniva ripartita tra 10 elementi indicati dai membri “platinum” della Linux Foundation (costo di iscrizione: 500.000 dollari all’anno), 3 dai membri “gold” (100.000 dollari), 1 dai membri “silver” (5.000-20.000 dollari) e 2 dai membri individuali (99 dollari) appartenenti alla community.
Il “grosso” delle decisioni della Fondazione è insomma vincolata alle esigenze delle corporazioni tecnologiche più importanti (Intel, NEC, IBM, HPE e Samsung sono tutti membri Platinum), ma ora anche la partecipazione simbolica della community è stata eliminata assieme alla possibilità di eleggere membri del consiglio da parte dei singoli partecipanti alla Fondazione.
Per Garrett la decisione di modificare lo statuto non è un cambiamento positivo, ma il CEO Jim Zemlin ha risposto ufficialmente alle preoccupazioni – e alle prevedibili polemiche emerse in questi giorni – parla di un’evoluzione in linea con le altre organizzazioni più importanti della “comunità e dell’industria” del FOSS. Le reazioni, neanche a dirlo, sono state tutto fuorché positive .
Alfonso Maruccia