RPC , funzionalità sviluppata da Sun nel 1984 (quindi prima della nascita delle licenze Open Source e Free Software) per Unix con lo scopo di implementare RFC 707 , e ancora incorporata nei sistemi operativi basati su di esso, ha cambiato licenza rientrando nella disciplina del free software .
Pur essendo linee di codice rilasciate con una licenza molto liberale per il tempo, RPC risultava non essere conforme ai dettami del software libero, ancora a di là da venire (nell’86 uscivano le sue prime definizioni): quella licenza ne permetteva l’utilizzo in ogni programma per qualsiasi scopo, ma ne impediva la commercializzazione, se non come parte di un lavoro più ampio. Una licenza incompatibile con la GPL proprio per questa restrizione aggiuntiva.
Quelle linee di codice sviluppate nell’84 e distribuite con una licenza sostanzialmente molto libera, ancora oggi costituiscono un’ impalcatura su cui sono costruiti molti sistemi operativi *nix : sono infatti inserite nella glibc , la Gnu C Library inclusa nella maggior parte dei programmi compilati con GNU C compiler.
Ma mentre la programmazione ha resistito al tempo, la sua licenza è diventata quasi conservatrice : o comunque, con lo sviluppo del movimento Free software ha segnato il passo. Negli anni ’90 si sono poi affermate le linee guida di Debian, in cui si stabilisce che tutto il codice Linux deve essere completamente Free software.
Questo significa che, fino a poco fa, anche Debian GNU/Linux e Fedora non erano, come dichiaravano, free software al 100 per cento. Eliminare quelle linee diventava quindi una priorità per non rischiare possibili conseguenze legali, soprattutto visto il nuovo atteggiamento di Oracle rispetto a Sun: tuttavia, per farlo manualmente gli sviluppatori delle distro interessate avrebbe dovuto sobbarcarsi un lavoro esorbitante. Così si è cercato di correggere il difetto di permessi aggiornandone la licenza .
Grazie alla caparbietà degli interessati (Red Hat, Debian e Fedora hanno collaborato) si è infine ottenuto il riconoscimento di una “nuova licenza” per il codice sviluppato allora: innanzitutto è stato individuato codice OpenSolaris riconducibile a quello impiegato in Linux e risalente all’84. Poi, si è risaliti ai proprietari attraverso i registri della versione open di Solaris, e da questi si è ottenuta la promessa del via libera per il cambio di licenza.
Per i permessi ufficiali i tempi si sono poi allungati, a causa della concomitanza con le operazioni di acquisizione di Sun da parte di Oracle che bloccavano qualsiasi questione inerente la proprietà intellettuale di Sun : alla fine, una volta ottenuto il permesso nero su bianco, gli intermediari hanno provveduto a passare le linee di codice interessato dalla licenza originale ad una BSD con tre clausole , che si qualifica come adatta al software libero.
Claudio Tamburrino