Linux Foundation ha rilasciato la versione aggiornata del suo rapporto sullo sviluppo del kernel del Pinguino, fotografando importanti cambiamenti nel modo in cui procedono i lavori su una delle tecnologie informatiche fondamentali del computing moderno.
Diversamente dal recente passato , il nuovo rapporto evidenzia una sorta di svolta “corporate” nella creazione e modifica di codice: più dell’80 per cento dei contributi al kernel arriva da programmatori “irreggimentati” in aziende grandi e piccole, mentre solo una percentuale minima è attribuibile a coder solitari (16,4 per cento) e ancora meno è di consulenti indipendenti (2,5 per cento).
Linux è insomma diventato un progetto aziendale , e le dieci principali organizzazioni a contribuire al progetto sono (in ordine di rilevanza) Intel, Red Hat, Linaro, Samsung, IBM, SUSE, Texas Instruments, Vision Engraving Systems, Google e Renesas. In totale, più di 12mila sviluppatori e 1.200 aziende hanno contribuito al codice di Linux (nei 10 anni in cui la Fondazione ne ha tenuto traccia) scrivendo quasi 20 milioni di linee di codice (alla versione 3.18).
Spicca, tra le aziende mancanti nella lista di contributori di Linux, l’assenza di Microsoft, nonostante la crescente importanza delle distro del Pinguino sui server di Azure (con HDInsight, cioè la versione Azure di Hadoop, che ora gira su Linux) e la svolta open source in corso in quel di Redmond.
Per quanto riguarda le prospettive lavorative dello sviluppo su Linux, infine, la Fondazione parla di una pratica di assunzione “aggressiva” da parte delle aziende: le competenze necessarie a maneggiare il codice di un kernel non passano inosservate, e i singoli programmatori che contribuiscono con successo al progetto passano molto velocemente dall’indipendenza al lavoro salariato. Anche Linus Torvalds conferma : meno sviluppatori “indie” significa più sviluppatori assunti.
Alfonso Maruccia