Gli hacker che si celano dietro il nome di Fail0verflow sostengono di aver “sbloccato” la PlayStation 4, un risultato che a dire degli smanettoni evidenzia le mancanze e i punti di forza delle tecnologie di sicurezza implementate da Sony sulla sua console videoludica di ottava generazione.
Gli smanettoni hanno dato dimostrazione del crack della nuova “Play” in occasione del trentaduesimo Chaos Communication Congress (32c3), alla fine di dicembre 2015, sfruttando la vulnerabilità precedentemente individuata nel firmware della console per installare e far girare una distro Linux sul disco fisso integrato.
La vulnerabilità sfruttata per installare Linux è presente su una vecchia versione del firmware, mentre per quanto riguarda l’architettura di base della PS4 Fail0verflow parla di un hardware che presenta similitudini con quello dei PC (CPU AMD x86 e GPU Radeon in primis) ma che tutto considerato non può essere descritto come un vero PC.
L’OS di PlayStation 4 è una versione pesantemente modificata di FreeBSD, hanno spiegato gli smanettoni, mentre il browser Web integrato è basato sul layout engine WebKit: entrambe le tecnologie sono open source e costituiscono una “superficie di attacco” piuttosto ampia, dicono gli smanettoni, e non è improbabile che nuove vulnerabilità aprano le porte a exploit capaci di girare anche sui firmware più recenti.
Il primo “jailbreaking” ufficiale della PS4 non porterà probabilmente all’avvio dello sviluppo di software homebrew per la console, ma sulle piattaforme della concorrenza le iniziative amatoriali non mancano: qualcuno ha trovato il mondo di far girare l’ emulatore DOSBox sul Nintendo 3DS , un’impresa che ha infine portato all’installazione e al caricamento di Windows 95 sull’handheld.
I giochi compatibili con lo storico OS Microsoft non sono ovviamente supportati, visto che DOSBox non è al momento particolarmente stabile quando si prova a far girare il sistema con il relativo software.
Alfonso Maruccia