Roma – Sotto la spinta dell’amministrazione americana, la commissione per i media del neogoverno iracheno ha avviato il processo che dovrebbe portare al paese la possibilità di gestire i domini internet con suffisso locale “.iq” .
Syamend Othman, membro della commissione governativa sui media, enunciando gli stessi principi che hanno spinto il governo afghano a questo stesso passo, ha affermato che si tratterebbe “di una pietra miliare tangibile e simbolica per questo popolo, così come un segno della libertà e delle speranze della gente”.
Non sarà né semplice né rapido per l’Iraq ottenere quelle estensioni. Tanto IANA quanto ICANN , i due organismi coinvolti in una operazione di questo tipo ai quali Otham si è rivolto, richiedono infatti una serie di garanzie sulla gestione dei domini e sul loro funzionamento. Il paese, ancora ben lontano dall’aver trovato una stabilità, infatti, potrebbe ancora per diverso tempo non offrire le caratteristiche necessarie.
Al momento la pagina della IANA dedicata ai.iq elenca come contatti società con sede negli Stati Uniti e, ovviamente, sia il campo dello WHOIS (il database dei domini) sia quello dell’ente di registrazione dei suffissi è vuoto.
Ma, vada come vada, Internet in Iraq sta molto lentamente diventando una realtà, grazie alla diffusione di alcuni internet café, come succede nella capitale, Baghdad. E questo nonostante la stragrande maggioranza delle persone non abbia un computer né possa permetterselo e chi ce l’ha lo usa poco, pochissimi per collegarsi ad Internet. Stando alle rilevazioni delle autorità americane in Iraq, meno del 6 per cento della popolazione ha accesso alla Rete mentre circa il 12 per cento disporrebbe di un PC.