L'isola delle criptorose si chiama Satoshi

L'isola delle criptorose si chiama Satoshi

L'incredibile storia della nave da crociera Satoshi, progettata da Renzo Piano e diventata l'Isola delle Rose delle criptovalute: no spoiler.
L'isola delle criptorose si chiama Satoshi
L'incredibile storia della nave da crociera Satoshi, progettata da Renzo Piano e diventata l'Isola delle Rose delle criptovalute: no spoiler.

No spoiler, promesso. Lo dobbiamo ad entrambe le storie. La prima è ambientata negli anni ’60, in Italia, e Netflix ne ha distribuito un bellissimo film con Elio Germano, Fabrizio Bentivoglio e Matilda De Angelis; la seconda è ancora pressoché inedita, è ambientata nell’America Centrale e vede la luce grazie alla narrazione fedele del Guardian.

La prima storia è l’utopia di una micronazione fondata al largo della riviera romagnola (“Isola delle rose“), dove sugli afflati degli anni ’60 si è immaginato un microstato che potesse essere indipendente dall’Italia. La seconda è invece l’utopia di una nazione grande quanto una nave e sulla quale il valore fondante fosse la possibilità di pagare qualunque cosa con le criptovalute. Il nome dell’imbarcazione è “Satoshi“, un richiamo chiaro ed esplicito al fondatore dei Bitcoin.

Satoshi: la nave delle criptovalute

L’idea della nave “Satoshi” nasce più o meno direttamente dalle utopie tecnocentriche della Silicon Valley, dall’idea per cui un modo nuovo di immaginare la società sia possibile e che per riuscirci bisogna anzitutto cercare emancipazione attraverso l’utilizzo di un sistema monetario alternativo. Vari i tentativi abbozzati, fino all’idea della svolta: la pandemia ha fatto crollare il prezzo di alcune importanti imbarcazioni e questo ha generato la possibilità di prendere in gestione una nave da crociera la cui origine è (un caso?) italiana. Sviluppata da Fincantieri, progettata da Renzo Piano, battezzata in mare come “Regal Princess” nel 1991. Nel 2007 diventa “Pacific Dawn”, nel 2020 il nuovo nome: “Satoshi”.

Nave Satoshi

Satoshi (da Vessel Finder)

Sulla nave si fa mining, ma si può mangiare, si può avere una cabina e si possono portare animali a bordo. Si paga in criptovalute, si pensa in grande, si immagina un futuro nuovo di libertà dai vecchi sistemi politici, sociali e monetari. Non tutti gli Stati vedono di buon occhio questo approccio, ma Panama accetta di tollerare il tentativo.

Una nave da crociera o un vero e proprio stato situato in acque internazionali? Il tema è forte. Panama guarda di buon occhio questa tecnoutopia che possa portare tecnoentusiasti verso la zona: una valida idea turistica, da sfruttare fin quando possibile. Gli screzi però aumentano e le difficoltà tecniche di gestire questa ambiguità tra nave in movimento e nazione stanziale diventano rapidamente insormontabili. La storia rimbalza così tra Panama, India e Montenegro, paradossalmente a poca distanza da quell’Isola delle Rose che per prima aveva immaginato un’utopia di questo tipo.

Nave Satoshi

Satoshi (da Vessel Finder)

Un dato di fatto: per certi versi l’Italia è arrivata a questo snodo 60 anni prima della Silicon Valley. E la Silicon Valley ci è arrivata seduta su una nave italiana. Come promesso non vi diremo il finale delle due storie. La prima la trovate su Netflix, la seconda sul Guardian.

Fonte: The Guardian
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Pubblicato il
8 set 2021
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