Qualche giorno fa, il Boston Consulting Group (BCG) ha reso noto uno studio secondo il quale lo sviluppo di infrastrutture IT più efficienti in termini di consumi consentirebbe, nei soli Stati Uniti, un risparmio in emissioni oscillante tra il 13 ed il 22% del totale nazionale entro il 2020. Il dato, di per sé impressionante, diventa ancor più eloquente se tradotto in termini monetari: il risparmio potenziale per le aziende IT d’oltreoceano è stimabile, infatti, in circa 240 miliardi di dollari .
Secondo BCG, i vantaggi associati all’ottimizzazione energetica degli impianti si realizzerebbero su almeno tre piani. Accanto alla riduzione dei consumi dei datacenter veri e propri, infatti, altre importanti economie deriverebbero dal diminuito impiego di automobili collegato al telelavoro, e alla riduzione delle bollette energetiche degli uffici.
In particolare, l’aumento delle attività di telelavoro e di videoconferencing consentirebbe di risparmiare tra i 20 e i 40 miliardi di dollari, mentre una somma tra i 40 ed i 50 miliardi verrebbe dall’adozione di sistemi più efficienti a livello di architettura degli edifici e delle infrastrutture IT vere e proprie.
Il report sulla situazione statunitense, ripreso da vnunet.com , segue di pochi mesi un precedente studio della stessa BCG sulla situazione globale nel settore. In quel documento si leggeva, tra l’altro, che l’ottimizzazione energetica delle infrastrutture IT potrebbe consentire, nel mondo, un taglio di emissioni quantitativamente superiore alla somma degli “scarichi” prodotti oggi da USA e Cina.
A dissipare le malizie di alcuni, che tutto questo sia cioè autopromozione da parte di gruppi di pressione ecologisti, un’ulteriore ricerca realizzata da Ernst & Young. Intervistando un panel formato dalle 48 “Aziende dell’anno” del 2008, la società di consulenza nordamericana ha trovato che il 60% ritiene il cambiamento climatico come priorità strategica per il proprio sviluppo.
Con investimenti nell’energia solare, nell’ottimizzazione dei datacenter, nella riduzione d’impiego dell’acqua, queste organizzazioni di alto profilo puntano a migliorare la propria posizione sul mercato. “L’azione combinata delle norme in materia ambientale, dell’aspettativa del pubblico e dell’innovazione tecnologica sta catalizzando la risposta delle aziende (in questo settore)” ha detto a BusinessGreen.com Gil Forer, Responsabile del Settore Green Tech di Ernst e Young.
L’80% delle aziende intervistate si dichiara intenzionata a potenziare i propri investimenti in risparmio energetico, e solo il 31% vede la dimensione di costo prevalente su quella di beneficio.
In aggregato, spiega la ricerca, i dati illustrano il progressivo cambiamento di attitudine delle imprese più “smart” rispetto al risparmio energetico. Prima, si spiega, chi investiva in tecnologia verde lo faceva soprattutto “per immagine”; oggi le organizzazioni più avvedute hanno capito che le green technologies consentono non solo di conquistare i cuori dei consumatori, ma anche di realizzare importanti risparmi gestionali . Una doppia buona notizia, per così dire.
Giovanni Arata