L'Italia condanna il cadavere di Megavideo

L'Italia condanna il cadavere di Megavideo

Dalla Capitale arriva una sentenza che alimenta ulteriormente i guai legali della creatura di Kim Dotcom. I giudici hanno accolto le richieste di risarcimento avanzate da Mediaset
Dalla Capitale arriva una sentenza che alimenta ulteriormente i guai legali della creatura di Kim Dotcom. I giudici hanno accolto le richieste di risarcimento avanzate da Mediaset

Il Tribunale di Roma ha condannato Megavideo per la violazione del diritto d’autore sulle trasmissioni di Mediaset RTI, presenti in copiose quantità sull’oramai defunto portale di streaming – costola dell’altrettanto defunto Megaupload – e per cui la società di base a Hong Kong non ha mai preso provvedimenti nonostante gli avvertimenti dell’emittente della famiglia Berlusconi.

Com’è tradizione dei tribunali italiani, la sentenza in oggetto si riferisce a fatti risalenti a sei anni fa, quando Mediaset RTI avvisò Megavideo della presenza dei suoi “show” sul sito chiedendone la rimozione. Mediaset non inviò alcuna URL specifica, e in ogni caso Megavideo non ha mai fatto niente per risolvere la questione fino alla sospensione del servizio in seguito allo storico raid nella proprietà di Kim Dotcom.

Ora Dotcom è proiettato verso il futuro mentre i guai legali continuano a perseguitarlo, e nel caso della sentenza romana tali guai corrispondono a un risarcimento di più di 12 milioni di euro per oltre 16.000 minuti di contenuti video trasmessi illegalmente, 60.000 euro di spese legali e una penale di 1.000 euro per ogni “futura violazione” o per ogni giorno di permanenza dei suddetti contenuti sui server.

Il riferimento alle “future” violazioni ha un che di paradossale, visto che Megavideo non si è nemmeno presentata al processo con un suo rappresentante legale, non esiste più da anni ed è altamente improbabile che il servizio venga ripristinato in tempi brevi con gli stessi contenuti presenti sui server originali.

Più interessante è invece la decisione dei giudici di considerare legittime le pretese di Mediaset RTI, che nell’avvertire Megavideo della violazione di copyright si è limitata genericamente a indicare il tipo di contenuti piuttosto che link precisi come vorrebbe una richiesta di rimozione in stile DMCA: la proprietà di RTI era perfettamente dimostrata dalla notorietà dei programmi televisivi e dal marchio del canale sullo streaming.

Alfonso Maruccia

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Pubblicato il
20 lug 2016
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