L’ultimo rapporto Censis “La società irrazionale” offre una fotografia degli italiani tanto importante quanto incredibile. Mette infatti in luce la forza dell’irrazionale, quella forza attrattiva che si nutre di complottismi, disillusioni e sdegno per allontanare il senso critico dal modus operandi quotidiano.
La razionalità che nell’ora più cupa palesa la sua potenza risolutrice lascia il posto in molti casi a una irragionevole disponibilità a credere alle più improbabili fantasticherie, a ipotesi surreali e a teorie infondate, a cantonate e strafalcioni, a svarioni complottisti, in un’onda di irrazionalità che risale dal profondo della società.
Il risultato? Ognuno potrà giudicare da sé, soprattutto alla luce delle incredibili percentuali emergenti da questa analisi:
- il 31,4% degli italiani oggi si dice convinto che il vaccino è un farmaco sperimentale e che quindi le persone che si vaccinano fanno da cavie;
- il 10,9% sostiene che il vaccino è inutile e inefficace;
- per il 5,9% (cioè circa 3 milioni di persone) il Covid-19 semplicemente non esiste;
- il 12,7% degli italiani trae la conclusione che la scienza provoca più danni che benefici;
- per il 67,1% degli italiani esiste uno “Stato profondo“, cioè il potere reale è concentrato, in modo non pienamente democratico, nelle mani di un gruppo ristretto di potenti, composto da politici, alti burocrati e uomini d’affari;
- per il 64,4% le grandi multinazionali sono le responsabili di tutto quello che ci accade;
- per il 56,5% esiste una casta mondiale di superpotenti che controlla tutto.
La variante cospirazionistica, tendente alla paranoia, ispirata alla teoria del “gran rimpiazzamento” ha contagiato il 39,9% degli italiani convinti del pericolo reale della sostituzione etnica: identità e cultura nazionali spariranno a causa dell’arrivo degli immigrati, portatori di una demografia dinamica rispetto agli italiani che non fanno più figli, e tutto ciò accade per interesse e volontà di presunte opache élite globaliste.
L’Italia dei terrapiattisti
In queste percentuali c’è gran parte della politica degli ultimi anni, gli alti e bassi di grandi partiti e l’evoluzione del populismo, le proteste di piazza basate su idee prive di supporti scientifici (e ben lontane da qualsivoglia Verità) e il canovaccio di fior fiore di talk show. Ma si va anche oltre: il 19,9% degli italiani considera la tecnologia 5G “uno strumento molto sofisticato per controllare le menti delle persone“, il 10% nega il passo di Armstrong sulla Luna e il 5,8% si annovera nella schiera dei convinti terrapiattisti.
Esatto: ben il 5,8% degli italiani ritiene che la terra sia piatta. Non sparute minoranze, non isolati fenomeni social, ma quasi 6 persone su 100 che sono tutto attorno a noi. Il ritorno dell’alchimia e delle streghe, insomma, in epoca di innovazione e rivoluzione tecnologica:
Di fianco alla maggioritaria società ragionevole e saggia, si leva un’onda di irrazionalità, un sonno fatuo della ragione, una fuga fatale nel pensiero magico, stregonesco, sciamanico, che pretende di decifrare il senso occulto della realtà circostante. Dalla medicina alla tecnologia, nulla sfugge al tritacarne dell’irrazionale, che si ritaglia uno spazio non modesto nel discorso pubblico, conquistando i vertici dei trending topic nei social network, scalando le classifiche di vendita dei libri, occupando le ribalte televisive, orientando le posizioni e i comportamenti di molte persone
La sfiducia nei partiti è totale (tra il 40 e il 50% in base all’età), nella PA è minima e anche la democrazia non entusiasma più. Un coacervo di disillusione che – la storia insegna – non ha mai portato a nulla di buono. Serve un immediato riallineamento tra la cultura diffusa e la realtà, perché in assenza di conoscenza c’è il rischio di precipitare pericolosamente all’indietro alla prima occasione. E questo, con gli strumenti che la tecnologia mette oggi a disposizione, sarebbe il pericolo maggiore. Del resto è proprio temendo un inesistente nuovo ordine mondiale che si potrebbe cadere in un immaginario nuovo ordine mondiale costruito non sull’ambizione della “kasta”, ma sulla non-conoscenza di alcuni e sull’ignavia degli altri.