L'Italia e l'alfabeto digitale

L'Italia e l'alfabeto digitale

Nel corso di un convegno romano, Nokia Siemens Network ha presentato la nuova edizione dello studio sulla digitalizzazione mondiale. Scende ancora l'Italia, agli ultimi posti per infrastrutture
Nel corso di un convegno romano, Nokia Siemens Network ha presentato la nuova edizione dello studio sulla digitalizzazione mondiale. Scende ancora l'Italia, agli ultimi posti per infrastrutture

Più della metà delle famiglie italiane non ha mai utilizzato anche una sola risorsa del web . A rivelarlo, uno studio europeo citato nel corso di un convegno romano organizzato da Nokia Siemens Networks . Un vuoto significativo, un divide più culturale che tecnologico, tra quelli che sono stati definiti figli digitali e padri analogici. Alfabetizzazione digitale, questa sconosciuta. Con il titolo non è mai troppo tardi , il convegno tenuto da Nokia ha lanciato una sorta di appello, affinché il Belpaese punti su una vera cultura digitale diffusa .

“Il nostro paese è sceso di alcune posizioni in classifica – ha spiegato Giuseppe Donagemma, a capo di Europe Nokia Siemens Networks – grazie al peggioramento di alcuni parametri analitici quali l’utilizzo delle tecnologie da parte del consumatore finale oppure la carente alfabetizzazione digitale”.

Donagemma ha così presentato i principali risultati della terza edizione della Connectivity Scorecard , un appuntamento annuale che analizza quella che NSN chiama connettività utile , di circa 50 paesi del mondo, dall’economia più o meno matura. Uno studio commissionato dall’azienda finlandese e poi condotto dalla Haskayane School of Business presso l’Università di Calgary.

Una ricerca che considera tre segmenti fondamentali, ovvero quello del mercato di massa, quello legato al business e quello relativo all’apparato governativo di un paese. Ognuno di questi segmenti, come spiegato da Donagemma, viene poi analizzato sotto ulteriori due aspetti: infrastrutture tecnologiche e un mix tra utilizzo e conoscenza dei tool digitali.

L’Italia ha così perso tre posizioni rispetto allo scorso anno, piazzandosi al 22esimo posto prima di Ungheria, Polonia e Grecia . Mentre gli Stati Uniti hanno perso la medaglia d’oro, assegnata quest’anno da NSN alla Svezia. A guidare l’intera area nordeuropea, leader quasi incontrastato nel settore ICT.

Ma il Belpaese sembra ormai fermo al palo. Donagemma ha parlato di investimenti da realizzare, ma anche di insegnare agli italiani come usare al meglio le attuali tecnologie. Sempre stando a dati forniti, sono 15 anni che la penetrazione di computer nello Stivale rimane decisamente bassa rispetto ad altri paesi. Nel 2006 si era assestata su un punteggio di 40, contro gli 88 punti della Svezia.

Per Donagemma, le motivazioni potrebbero essere molteplici, come ad esempio la mancanza in Italia di grandi conglomerati o istituzioni finanziarie, appannaggio di molte imprese medie e piccole. Oppure dal momento che la particolare tipologia di economia nel nostro paese potrebbe non essere così portata agli investimenti nel settore ICT. E potrebbe apparire all’improvviso una domanda, almeno secondo Nokia Siemens Network. Sarebbe proprio necessario investire per colmare il gap? Non si potrebbe rimanere allo stato attuale dell’arte? In fondo, l’Italia è sempre stato un paese di santi e navigatori. Navigatori, non web surfer .

Ma il progetto congiunto 2010 fibra ottica per l’Italia ha mostrato l’intenzione di procedere ad un robusto cablaggio di circa 15 città. La spesa per Vodafone, Wind e Fastweb sarà di circa 2,5 miliardi di euro . Sarà dunque il settore privato a fare da traino al broadband, visto il congelamento degli 800 milioni di euro promessi dal governo e finora mai stanziati? È proprio sul broadband che l’Italia ha perso completamente terreno rispetto al leader svedese. Secondo dati presentati, fino al 1987 il Belpaese cresceva meglio a livello produttivo. Poi il broadband, ed ecco il grande ritardo. Da colmare al più presto, almeno secondo le richieste suggerite da Donagemma: assicurare una copertura totale con almeno 2Mbps .

Che si tradurrebbe in un significativo beneficio per la stessa economia nazionale. Sempre stando ai dati emersi nel convegno, un numero maggiore di linee broadband avrebbe un impatto diretto sul prodotto interno lordo di un qualsivoglia paese. Ad esempio, con 10 linee in più per abitante in Finlandia si avrà un aumento del PIL nazionale pari a 2 miliardi di euro. Che diventerebbero 21 miliardi in Germania e 17 nel Regno Unito , tanto per citare due paesi che si assestano tra i pari dell’Italia.

Ma il Belpaese è sulla soglia del livello minimo e – come ha concluso Donagemma – dovrebbe sfruttare alcune delle potenzialità nascoste tra i suoi abitanti, come gli over 60, le casalinghe e le aree rurali. Se persino una città ricca di fibra come Milano presenta significativi divari culturali sul digitale, allora la situazione è davvero omogenea su tutto il territorio. NSN dunque dice: alfabetizziamoci tutti.

Mauro Vecchio

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Pubblicato il
13 mag 2010
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