La Presidente della Camera Laura Boldrini è tornata a parlare di Internet e legge promuovendo la necessità di un vero e proprio “Internet Bill of rights”.
Dopo esser finita al centro di invettive e minacce online, Laura Boldrini aveva già preso più volte la parola per denunciare l’anarchia della Rete e la necessità di predisporre nuove leggi per arginarla . A poche settimane dalla sua elezione, Boldrini aveva parlato di tale bisogno perché “se il web è vita reale, e lo è, se produce effetti reali, e li produce, allora non possiamo più considerare meno rilevante quel che accade in Rete rispetto a quel che succede per strada” e aveva invocato il ritorno al rigore della legge Mancino a proposito dell’incitamento al razzismo e all’odio razziale su web. Erano divampate polemiche tali, con annessi riferimenti all’ombra della censura e alle leggi speciali per fermare l’anarchia del Web, da spingere il Presidente a rettificare la sua posizione smentendo l’intenzione di affrontare l’argomento di una nuova legge per il web e parlando solo della volontà di “arginare la violenza contro le donne, anche in rete: d’altra parte le pari opportunità e la difesa delle donne sono uno dei cavalli di battaglia della politica di Laura Boldrini.
Nonostante questa parziale rettifica, tuttavia, il Presidente della Camera era poi tornata sull’argomento lo scorso giugno, facendosi promotrice di una proposta che aveva ambizioni europee e che aveva già fatto parlare di un vero e proprio “Internet Bill of Rights” sul modello del cosiddetto Marco Civil, legge-quadro brasiliana che fissa i principi in materia di diritto d’accesso, tutela della privacy, neutralità della Rete e libertà di espressione.
Ora Boldrini è tornata a parlare di Internet dal palco della conferenza organizzata dalla Camera “Da Net Mundial in Brasile all’Internet Governance forum in Turchia”: pur ribadendo l’importanza degli strumenti offerti dalla Rete per le democrazie e parlando della cittadinanza digitale come di una “nuova grande opportunità”, Boldrini ha puntato il dito contro le possibili minacce, le criticità che dovrebbero essere affrontate dal legislatore e la necessità di fare attenzione alle minoranze “che talvolta in rete sono sottoposti ad attacchi tali da indurli ad abbandonare il campo e le donne spesso oggetto di insulti sconci e di minacce a sfondo sessuale.”
Accanto alla posizione di Laura Boldrini, d’altronde, si schiera anche l’associazione europea degli operatori di telecomunicazioni (Etno, The European Telecomunications Network Operators’ Association ) che ha invocato un approccio europeo con una governance unica.
Pur ribadendo l’importanza del Web per la democrazia, dunque, Boldrini ha esplicitamente chiesto leggi precise, con lo scopo di garantire che Internet “sia davvero uno spazio accessibile a tutti, e non un dominio dei violenti”. Il Presidente della Camera ha così istituito una Commissione per un “Internet Bill of rights” che inizierà i lavori il prossimo 28 luglio.
A farne parte saranno “deputati attivi sui temi dell’innovazione tecnologica e dei diritti fondamentali, studiosi ed esperti”, tra cui Stefano Rodotà, Luca De Biase, Juan Carlos De Martin, Marco Pierani e Stefano Quintarelli: loro compito sarà redigere una serie di proposte da sottoporre a consultazione pubblica “per assicurare una partecipazione più larga possibile alla definizione di un testo finale”.
Essi discuteranno ed potranno interagire con i cittadini attraverso la piattaforma Civici , al centro delle critiche di alcuni osservatori, perché basata su tecnologia proprietaria e per questo poco adatta ad assolvere agli scopi di un confronto trasparente e aperto.
Claudio Tamburrino