Natale è alle porte e i giganti del tech sentono il bisogno di “redimersi” mostrando la loro anima più umana. Messi da parte trimestrali e profitti è il momento di evidenziare la loro attenzione filantropica in grado non soltanto di ricavarsi uno spazio di dignità, ma che anzi sembra più forte che mai. Facebook, Apple, Google, Microsoft non rinunciano alle attività di beneficienza (charity) rinnovando anno dopo anno il loro impegno. Non si tratta solo di mere donazioni ad enti benefici ma anche di supporto concreto alle comunità locali , attraverso progetti specifici in cui gli utenti finali sono “complici” attivi, a volte senza nemmeno saperlo.
Alcuni progetti spiccano più di altri: RED di Apple , avviato nel 2006, ad esempio ha permesso ad oltre 37 milioni di persone affette da HIV di curarsi, mentre un fondo di oltre 50 milioni di dollari sostenuto da Facebook permetterà nel 2018 di aiutare le comunità colpite da cataclismi e di permettere alle organizzazioni non profit di avere un vivace (nonché innovativo) alleato tecnologico.
Lisa Jackson, vice presidente di Apple Environment, Policy and Social Initiatives, racconta la visione del progetto RED con queste parole: “Connettersi attraverso i nostri prodotti e servizi aiuta a rendere più facile per i nostri clienti unirsi a noi nello sforzo di creare la prima generazione libera dall’AIDS. Lavorando per interrompere la trasmissione dell’HIV dalle mamme ai bambini non ancora nati, stiamo già vedendo un impatto significativo nelle aree in cui è più necessario l’aiuto. Siamo impegnati a continuare la lotta e responsabilizzare le generazioni future attraverso questi sforzi vitali”.
Per RED il 2017 è stato un anno da record, con donazioni per un valore di 30 milioni di dollari , pari a 144 milioni di giornate di prevenzione di trasmissione dell’HIV da madre a figlio. Se si guarda all’intero progetto, i giorni di prevenzione arrivano addirittura a 475 milioni con più di 160 milioni di dollari donati. Il progetto ha rappresentato quindi un enorme passo in avanti nel garantire l’accesso a medicinali salvavita : nel 2000 sono state 700mila le persone ad averne giovato, alla fine del 2016 erano aumentate a 19,5 milioni e oggi sono giunte a 20,9 milioni. Di pari passo sono aumentate anche le donne in gravidanza che hanno potuto fruire di trattamenti sanitari specifici: dal 47 per cento del 2010 al 76 per cento del 2016. Oltre a donare un dollaro per transazioni effettuate per l’ acquisto di prodotti in concomitanza della settimana a favore della lotta all’AIDS (vendite in store e in app ), Apple partecipa anche con campagne di sensibilizzazione per gli utenti.
Dall’altra parte della Silicon Valley, Facebook , ha raccontato in occasione del secondo appuntamento del Social Good Forum, come stia dando sostegno alle organizzazioni non profit , anche in questo caso non solo con cospicue donazioni ma anche offrendo supporto e tutoraggio con percorsi step by step personalizzati, rinunciando alle fee derivanti da donazioni che passano attraverso il social network (dopo alcune pressioni da parte degli utenti più sensibili); lo sviluppo di tool e interfacce API specifici per il fundraising già disponibili in Europa, Australia, Canada e Nuova Zelanda. L’introduzione del pulsante “dona ora” è solo la punta dell’iceberg delle opportunità tecnologiche proposte da Facebook a favore del non profit.
Facebook offre ad esempio la possibilità ad organizzazioni selezionate di avere accesso ai dati raccolti in occasione di disastri (attraverso Community Help ) così da agevolare il contatto tra chi il bene lo fa e chi ha bisogno di riceverlo. In India 4 milioni di donatori di sangue hanno già dimostrato che mettere in collegamento banche di sangue e ospedali attraverso il social network può essere un’arma in più per salvare vite. Tale funzione verrà introdotta anche in Bangladesh a inizio 2018.
E gli altri non stanno di certo a guardare. Sono molti i partecipanti alla gara per eleggere l’azienda più buona dell’anno. Microsoft , nota per l’impegno filantropico del suo fondatore Bill Gates, continua nell’intento con copiose donazioni alla Bill and Melinda Gates Foundation che in questi anni ha aiutato a debellare malattie come la malaria e sviluppare soluzioni per ridurre l’inquinamento. Google dal suo lato, si è impegnata a donare 1 miliardo di dollari in cinque anni, sotto forma di contributi e concessioni all’interno di un progetto avviato nel 2005 che ha raggiunto obiettivi anno dopo anno sempre più ambiziosi. Amazon risponde “attivando” l’utente finale attraverso Amazon Smile . Si tratta di una versione del suo e-commerce che incorpora un meccanismo di donazione dello 0,5 per cento di quanto acquistato ad organizzazioni benefiche scelte dall’utente stesso.
Che cosa sono a confronto i Paradise Papers , le diatribe con il fisco o qualche problema con la propria forza lavoro al cospetto di un impegno così forte a “fare del bene”? Solo brutte storie, forse, che in questa parte dell’anno possono lasciare spazio ad una visione più ottimistica dell’operato delle grandi corporation, specialmente sul campo sociale. Dopotutto Natale passa in fretta, ma ci auguriamo che oltre al ritorno all’inseguimento sfrenato del profitto resti saldo in loro (o si radichi ancora di più) i concetti di beneficenza e altruismo.
Mirko Zago