Nonostante esista da anni, quella del raggiro di utenti a cui vengono promesse corpulente eredità o ingenti quantità di soldi meglio nota come truffa nigeriana non accenna a “passare di moda”. Anzi, si evolve in forme sempre nuove ed inaspettate, coinvolgendo società fantasma, piccoli effetti scenici e, molte volte, le stesse vittime che si ritrovano ad asservire ai piani dei malfattori senza esserne consci.
A nulla sono servite le campagne informative e pubblicitarie volte a sensibilizzare l’opinione pubblica e a diffidare i netizen dalle facili promesse di ingenti somme di denaro o di bottini ereditati da lontanissimi parenti: anche se in buona fede, qualcuno continua ad abboccare. È questo il caso di un utente canadese, John Rempel, che è stato alleggerito di ben 150mila dollari da un fantomatico ufficio legale incaricato di consegnarli un’eredità di quasi 13 milioni di dollari, concessa da un suo omonimo, morto in un attacco dinamitardo a Londra. Quest’ultimo, in mancanza di parenti, avrebbe filantropicamente deciso sul suo testamento di assegnare il malloppo ad un altro John Rempel.
Contattato via mail, il giovane crede a tutto quello che gli viene detto, pensando si tratti del suo giorno fortunato. Il resoconto della sua vicenda colpisce non solo per il lato umano ma – forse in maniera più razionale – per l’abilità e la fantasia utilizzata dai truffatori. Ad un certo punto della vicenda, viene infatti mostrata a Rempel una banconota segnata che, grazie ad uno speciale liquido, torna magicamente come nuova “legalmente valida”. Il tutto dopo avergli già spillato numerosi quattrini “utili” a mandare avanti tutta la trafila burocratica necessaria per il trasferimento dell’eredità e prima di chiedere altri soldi per reperire la miracolosa formula.
Questo tipo di truffe, per quanto non sempre strettamente legate alla tecnologia, trovano nel web una magnifica cassa di risonanza che permette a chi le escogita di trovare sempre nuove prede. Che spesso si auto-selezionano. È questo il parere dell’esperto di bufale Paolo Attivissimo che nel suo blog commenta : “Mentre nell’epoca pre-Internet il truffatore doveva spendere tempo e risorse per tentare il raggiro con ciascuna vittima potenziale, con Internet può gettare diecimila esche (a costo zero e senza perdere tempo, grazie allo spamming) e aspettare che qualcuno risponda. È la vittima ad autoselezionarsi”.
O, magari, a divenire complice: in un caso analogo , avvenuto in Australia, due coniugi sono stati accusati di aver preso parte alla truffa milionaria poiché hanno cercato di inserire nel portentoso “affare” nuovi utenti, al fine di racimolare la somma necessaria per ottenere quanto era stato loro promesso. In questo caso per loro, che si dichiarano ancora convinti di dover ricevere il denaro, sono scattate le manette insieme all’accusa di truffa. Per i due, che hanno in totale raggranellato 4,3 milioni di dollari australiani, sono chiamati a comparire davanti ad un giudice per giustificare il proprio operato.