Atteso e largamente anticipato, il Galaxy Gear è finalmente realtà con la presentazione ufficiale da parte di Samsung: il primo smartwatch dell’azienda sudcoreana è meno goffo del prototipo emerso nei giorni scorsi , fa girare Android ma è ancora molto limitato dal punto di vista della compatibilità e delle possibilità di uso. Per non parlare della batteria: il Gear lo si può usare al massimo per una giornata, poi occorre ricaricarlo.
Le caratteristiche tecniche di GALAXY Gear includono una CPU non meglio specificata a 800MHz, un display Super AMOLED da 1,63 pollici con risoluzione da 320×320 pixel, una fotocamera da 1,9 megapixel integrata nel cinturino, Android (versione non specificata), supporto Bluetooth per il collegamento con lo smartphone, accelerometro e giroscopio integrato, 4GB di storage, 512 megabyte di RAM, batteria agli ioni di litio “standard” dalla durata di un giorno.
Di suo, lo smartwatch, fa ben poco se non viene collegato con uno smartphone, e qui cominciano le cattive notizie: il tethering è limitato ai cellulari Samsung basati su Android 4.3 e versioni successive, fatto che garantisce di poter inviare le notifiche arrivate sullo smartphone direttamente sull’orologio-computer da polso. Fino a questo punto si tratta di un numero di apparecchi che si conta sulle dita di una mano, visto che comprende Galaxy Note 3 (appena presentato), Galaxy Note 10.1 (appena presentato) e prossimamente i Galaxy S numero 3 e 4.
Il GALAXY Gear supporta ovviamente i comandi vocali, le app Android specificatamente realizzate (social networking, meteo ma anche geolocalizzazione e “pedometro”) e il personal assistant S Voice già presente di default sugli smartphone Samsung.
Una prima esperienza di utilizzo (in un ambiente affollato com’è quello di un evento aperto al pubblico) rivela però la pochezza dell’esperienza utente quando si tratta di telefonia, visto che occorre portarsi l’orologio all’orecchio per cercare di capire qualcosa e lo speaker integrato nel cinturino non è poi granché. Lo stesso vale per la fotocamera, con una risoluzione a dir poco insufficiente visti gli standard odierni. Per quanto riguarda i materiali costruttivi, infine, il case del Galaxy Gear è di acciaio inox mentre il cinturino è di plastica ed è disponibile in vari colori. Costo e disponibilità? 299 dollari entro ottobre.
In contemporanea al debutto dello smartwatch di Samsung, anche un altro paio di orologi smart fanno la loro comparsa ufficiale: il primo è il Qualcomm Toq , gadget che ha nel display Mirasol , nella durata della batteria superiore – da 3 a 5 giorni – e nella compatibilità con dispositivi Android e iOS (in futuro) i suoi principali punti di forza . Segue il già annunciato SmartWatch 2 di Sony.
Il nuovo gadget dell’azienda nipponica rappresenta un prodotto diverso rispetto al “primo smartwatch” presentato da Samsung, dotato di caratteristiche tecniche e funzionalità non così ricche, una durata della batteria superiore (3 giorni) e una UI rinnovata rispetto al primo SmartWatch. Il problema principale, in questo caso, è il prezzo non troppo dissimile dal Gear di Samsung.
Gli smartwatch non sono esattamente un prodotto di nuovissima generazione, notano i più informati sui fatti, e questa nuova generazione di micro-computer da polso non risolve i gravi problemi che ancora bloccano l’appeal mainstream di questo tipo di gadget: la durata della batteria è a dir poco limitante, l’utilità di usare uno smartwatch per fare le cose che oggi un cellulare evoluto fa molto meglio rasenta lo zero e le app in grado di sfruttare in maniera adeguata il nuovo form factor non sono certo legione.
Nondimeno il giudizio unanime promuove il mercato dei gadget per il wearable computing se non altro per le sue potenzialità: per Google Glass, prevedono gli analisti , si parla di 3,7 miliardi di dollari di ricavi entro il 2017. Mountain View approva, e si prepara a lanciare un apposito app store per il tutt’ora inedito eyewear androide entro il prossimo anno.
Alfonso Maruccia