Roma – L’aumento esponenziale delle email spammatorie commerciali e non richieste che raggiungono senza distinzione gli utenti internet è uno dei motivi che impedisce il vero decollo del commercio elettronico. Non hanno dubbi gli analisti del Trans-Atlantic Consumer Dialogue (TACD), secondo cui la crescita di quella che è stata definita net-economy è a rischio.
In un rapporto redatto sulla base di 20mila interviste realizzate al di qua e al di là dell’Atlantico, gli esperti TACD indicano che il 52 per cento del loro campione è indotto a non compiere acquisti via internet o a comprare di meno per il timore che offrire la propria email ad un sito significhi ricevere ancora più spam.
Lo studio, condotto tra settembre e dicembre del 2003, ha rilevato che l’83 per cento delle persone ritiene spam più del 10 per cento delle email ricevute nel corso della giornata. Ma il 42 per cento ritiene di ricevere tanto spam quanta posta “legittima”. Quasi tutti, con pochissime eccezioni, considerano lo spam un disturbo o peggio. Non sorprende, quindi, che l’81 per cento tanto negli USA quanto nella UE consideri necessario che le leggi antispam siano orientate sulla pratica dell’opt-in , ovvero sul rendere legittime soltanto le email a cui si sia dato preventivo consenso. Una direzione intrapresa tra molte difficoltà in Europa ma ancora bel lungi dall’essere adottata negli States dove prevale l’opt-out, ovvero la possibilità per chi riceve un messaggio non richiesto di chiedere di non ricevere ulteriori messaggi dallo stesso mittente.
In entrambi i casi, peraltro, il problema non è risolto perché moltissimo spam arriva senza che il mittente sia identificabile, il che riduce le possibilità di manovra per arginarne le attività abusive.
Di interesse anche il fatto che soltanto il 17 per cento degli intervistati ha ritenuto fin qui utili i filtri sull’email . TACD ha rilevato una generale insoddisfazione dovuta al fatto che filtrare lo spam a monte talvolta significa, secondo gli intervistati, cancellare anche email legittime oppure, al contrario, far comunque passare troppe email commerciali.
Secondo gli esperti TACD la cooperazione tra UE e USA su questo fronte è essenziale, vista la rilevanza delle due economie. Oltre ad un registro di indirizzi “da non spammare”, gli analisti sperano in un inasprimento delle leggi e in un contestuale ulteriore sviluppo delle tecnologie di filtraggio, accompagnate da una adeguata informazione agli utenti. TACD ritiene che non si possa uscire dal problema senza una collaborazione globale tra provider internet, consumatori, aziende commerciali, università, istituzioni e ogni altro soggetto che con il passare degli anni si appoggia con sempre maggiore ampiezza alle opportunità della rete. Opportunità che lo spam mina alle fondamenta.