Accesso, libertà di espressione , diversità culturale, sicurezza, risorse critiche e problemi emergenti. E ancora alfabetizzazione digitale, privacy , Carta dei Diritti del Web, sicurezza in rete, diritto all’oblio : saranno questi gli argomenti del prossimo Internet Governance Forum Italia , che si svolgerà il 22 e 23 ottobre a Cagliari in vista dell’appuntamento mondiale di dicembre a Hyderabad (India). Esperti e cittadini si incontreranno per una due giorni di seminari e tavole rotonde, in cui elaborare la linea comune nazionale su questi temi anche in vista del G8 che il prossimo anno si terrà proprio in Sardegna.
Punto Informatico ha chiesto a Stefano Trumpy , presidente ISOC Italia e dirigente del CNR, quali saranno gli argomenti più caldi della discussione in una agenda di sicuro interesse: “La lista dei seminari è molto variegata: senz’altro l’accesso sarà un argomento importante, grazie alla presenza di un personaggio come Joy Marino che coordinerà i lavori in tal senso. Si farà il punto sul quadro generale, la situazione del broadband, il digital divide delle zone periferiche dove non conviene investire: i problemi che tutti gli utenti affrontano nella situazione italiana odierna”.
La discussione sarà aperta anche alle segnalazioni del pubblico , tutti possono fornire il proprio contributo : “Stiamo cercando di invogliare testimonianze di varia natura – prosegue Trumpy – in maniera da cercare di chiarire la questione nella migliore maniera possibile”. Per il presidente verranno messe in evidenza luci ed ombre della questione: “Lo sforzo per la larga banda si sta facendo, anche se qualcuno dirà che non è abbastanza. Il punto è proprio dare voce a quanti sono soddisfatti e quanti non lo sono, per avere un’idea del problema reale”.
Per Trumpy le statistiche pongono l’Italia in una fascia media in Europa: circa il 50 per cento della popolazione accede alla rete, ma si tratta di un valore che potrà crescere solo combattendo quello che definisce “analfabetismo informatico”. Un problema che “Va estirpato piano piano: ci sono persone anziane che non hanno voglia, che si sentono tagliate fuori dal gioco. Occorre impostare corsi – spiega a Punto Informatico – sviluppare azioni di alfabetizzazione: ci sono amministrazioni locali che si danno da fare, che creano punti di accesso per favorire la diffusione dell’informazione anche via rete”.
Non ci si può però fermare alla comunicazione tra Stato e cittadini: “Occorre sviluppare servizi sia per le PA locali, sia applicazioni appetibili per il grande pubblico: fare la spesa online, prenotare viaggi”. Ma anche questo non basta: “Si stima che una buona percentuale attuale di utenti connessi abbiano scarse competenze informatiche – prosegue Trumpy – Su questi bisogna investire perché imparino ad usare la rete in modo più intelligente: bisogna istituire una sorta di educazione permanente in questo senso”.
In un certo senso, ci spiega, le riunioni come IGF servono proprio ad avvicinare utenti e fornitori di servizi , a far incontrare domanda e offerta e le rispettive opinioni. Come nel caso della openness : “Ci sono i sostenitori di questo principio che sostengono che l’apertura in questo senso debba essere totale, che non debba esistere alcun tipo di censura. Ci sono altri che invece ritengono che certi contenuti, diciamo contro l’ordine pubblico, dovrebbero essere filtrati o almeno controllati”. Un dibattito che vende contrapporsi visioni molto differenti, ma che in questo contesto potrebbe vedere materializzarsi un compromesso. Ci sono poi questioni scottanti come il controllo delle attività illecite . Sul piatto c’è la possibile costituzione di una sorta di Interpol digitale: “Certe misure di prevenzione non valgono se non c’è collaborazione tra stati – spiega Trumpy a Punto Informatico – Ma questa collaborazione è difficile da ottenere: ci sono oltre 200 stati al mondo. La speranza è di riuscire ad ottenere una alleanza ad un certo livello: la sicurezza fa parte dei diritti fondamentali dell’uomo”.
Ma dalla prevenzione di crimini e terrorismo al diritto alla privacy il passo è breve: “Se si da troppo spazio alla privacy, tutti i vari terroristi gongolano perché la possono fare franca più facilmente”. Anche in questo caso occorre conciliare due visioni : “Si tratta di problematiche che vanno in contrasto: bisogna scegliere tra posizioni eccessivamente garantiste, e azioni che consentano di andare ad individuare coloro i quali fanno parte del cosiddetto mondo del male”.
Restando in tema di privacy, altro argomento che verrà toccato durante la due giorni è senz’altro quella Internet Bill of Rights ( Carta dei Diritti del Web ) sostenuta fortemente da settori della politica italiani: “Su questo fronte qualche progresso c’è – ci conferma Trumpy – Si amplia la sensibilità della comunità non solo italiana: occorre portarsi dietro più partner possibili per arrivare a scrivere la carta dei diritti del cyberspace”.
Non basta l’attuale Carta dei Diritti dell’Uomo ? “Noi non siamo convinti – chiarisce a Punto Informatico – Lo spazio virtuale pone una serie di problemi che invece non vengono posti nella normale vita civile: durante la riunione di Cagliari verrà presentato una sorta di manifesto, che verrà sottoposto ad altre organizzazioni e altri stati alla ricerca di un appoggio anche governativo”.
“Ogni persona dovrebbe essere in grado di avere visione di tutti i dati che sono pubblicati su di lui o lei in rete – ribadisce Trumpy – ed eventualmente intervenire per controllarli: può però capitare che ci si iscriva su un sito di e-commerce, si presti il consenso a registrare i propri dati, e ci si trovi a venire identificati per gusti e acquisti”. Ma non sarebbe questo il modo giusto di operare: “I dati di natura personale dovrebbero essere utilizzato solo per gli scopi identificati all’atto della cessione, non altro: il problema è che in rete è difficile scoprire chi ha accesso e con quale scopo, si tratta di problematiche cui è difficile tenere testa sul lato pratico”.
“Internet – prosegue – si porta dietro una serie di problemi derivati dal fatto di essere così largamente usata: tutti i dati possono essere conservati, e la fiducia degli utenti viene messa in crisi da certi avvenimenti”. Difficile per Trumpy garantire totale serenità ai navigatori, ma non si può neppure arrivare al punto di non utilizzare la Rete per paura delle conseguenze: “Bisogna evitare l’allarmismo: l’Unione Europea ha una valida organizzazione dei garanti della privacy, e si cerca di creare policy che siano condivise e condivisibili”.
In definitiva, l’auspicio è che il 22 e 23 ottobre prossimi grazie al contributo di esperti e cittadini si giunga ad una maggiore sensibilizzazione su temi che si discutono anche a livello internazionale: “Cercheremo di sviluppare un feeling italiano su certi argomenti, per poi spostarci a livello europeo e quindi mondiale: occorre confrontarsi gli uni con gli altri per aumentare la consapevolezza e maturare una sensibilità più acuta su questi temi”. Temi che, conclude, oggi forse riguardano solo la metà degli italiani: “Ma presto riguarderanno la maggioranza, dunque è giusto tentare di ampliare la discussione”.
a cura di Luca Annunziata