Come gli Stati Generali , quelli convocati appena prima della Rivoluzione Francese, ma con una parola in più: Stati Generali dell’Innovazione. L’idea di fondo è la stessa: far incontrare le parti della società, tutte le parti della società, per discutere del futuro e di quanto c’è bisogno per affrontarlo: e, visto pure il momento, ce ne sono da cose da discutere, scelte da fare, strade (preferibilmente nuove) da intraprendere. Gli Stati Generali dell’Innovazione si riuniscono a Roma questa settimana .
Chi volesse sapere chi c’è dietro l’iniziativa può consultare le pagine dei fondatori , delle organizzazioni aderenti , dello statuto : ci troverà una lista piuttosto lunga ed eterogena di enti e persone che hanno aderito fino a questo punto al’iniziativa, e che hanno un obiettivo comune. Trovare chi, assieme, voglia pensare, redigere e svolgere una strategia digitale per il paese : come è ancora da decidere, nel senso che saranno gli stessi interessati coinvolti a introdurre, selezionare e tentare di imporre un’agenda che vada oltre il digitale. E, preferibilmente, si trasformi da teoria in pratica.
“Abbiamo fatto tante chiacchiere in questi anni – dice a Punto Informatico Flavia Marzano , che dell’associazione è presidente – Chiacchiere interessanti, ma a volte monotematiche: c’era il convegno per l’innovazione della industria, quello per l’innovazione della pubblica amministrazione, ma non c’è mai stato il modo di fare squadra, di trovare uno spazio comune dove avviare progetti comuni”. Dai tempi di Bassanini, il ministro che forse per primo diede l’avvio a una seria rivoluzione digitale della PA, è mancata nel paese un’autentica strategia digitale, dice Marzano: “Le imprese hanno una loro strategia, le multinazionali hanno una loro strategia: ma nessuna di loro lavora assieme per creare una strategia-paese per l’Italia”.
E così, l’idea degli Stati Generali dell’Innovazione è quella un po’ “presuntuosa” di programmarne una di strategia: dentro il contenitore dell’associazione ci sono realtà come i parchi tecnologici e organizzazioni politiche di destra e sinistra, e l’idea di fondo è quello di fare la forza con l’unione e tentare la scalata al problema dell’innovazione partendo da un minimo comun denominatore che faccia da rampa di lancio. “I quattro temi che abbiamo scelto ( valorizzazione dei giovani, democrazia digitale, innovazione delle imprese, open goverment , ndr) crediamo siano un buon punto di partenza – spiega Marzano – Stiamo lavorando a dei position paper che presenteremo il 25 e 26 novembre: di solito quando finisce un convegno si va tutti a casa per conto proprio, invece noi arriviamo all’appuntamento con dei testi e delle idee elaborati da diversi gruppi di lavoro che vogliamo sviluppare”.
La frase che più ricorre nel discorso è: “serve una strategia”. Una strategia già richiesta da più parti al nascente Governo Monti, e che abbia respiro superiore all’immediato e al contingente: non basta la PEC o data.gov.it , che pure possono essere un pezzo del puzzle, ma servono altri passaggi coerenti per farne un percorso. “Facciamo degli esempi – dice Marzano – In Italia il WiFi è ostaggio della paura isterica del terrorismo e della privacy: eppure in Israele, un paese che certo conosce bene la minaccia terroristica, non ci sono leggi analoghe a quelle italiane. Ecco cambiamo la legge e rendiamo più semplice, per esempio, tenere le WiFi aperte quando si verifica un disastro come quello che ha colpito Genova e le Cinque Terre”.
Ciascuno dei temi proposti e citati, naturalmente, ha priorità diverse: eppure tutti condividono, come detto, un punto in comune. Per esempio la banda larga . Ma sono anche molti altri gli aspetti che possono venire sviluppati e garantire progressi interessanti: coinvolgendo i giovani si otterrebbe ad esempio il duplice scopo di iniettare la competenza tecnologica e tecnica delle nuove leve nel dibattito, senza contare l’opportunità di tentare di abbassare l’età media di chi dirige, controlla, decide. “In Danimarca hanno un ministro delle Finanze di 25 anni” ricorda Marzano, che preme per una società in cui i più anziani supportino e non soverchino il lavoro dei più giovani. Così come mettendo a confronto la Pubblica Amministrazione coi cittadini si realizzerebbero servizi e protocolli tarati sulle effettive esigenze della vita reale. “Che fine ha fatto il ragionamento di Bassanini sui controlli inter-amministrazione? – si domanda Marzano – Perché il cittadino deve fornire ogni volta alla PA informazioni che l’amministrazione ha già? Gli sportelli unici sono un’idea rimasta incompiuta come altre”.
“Mettere finalmente tutti gli stakeholder attorno allo stesso tavolo”: l’intenzione per il prossimo venerdì e chiara, e l’ elenco di invitati e relatori lascia ben sperare. Non è la prima volta che iniziative del genere nascono in Italia: chissà che con l’aria di cambiamento che si respira in questi giorni non sia quella buona.
a cura di Luca Annunziata