Dalla teutonica Università di Tubinga arriva una nuova speranza per chi è affetto da processi degenerativi all’apparato visivo. Con l’aiuto di colleghi statunitensi, i ricercatori tedeschi hanno prima messo a punto e poi testato con successo un nuovo microchip in grado di riabilitare parzialmente il senso della vista negli individui che ne sono stati privati a causa di gravi malattie genetiche.
Il microchip include 1.500 diodi fotosensibili in grado di trasformare gli impulsi luminosi in segnali nervosi, poi di trasferire questi ultimi al nervo ottico e quindi al cervello. Il chip va installato sotto la retina nella stessa posizione in cui normalmente dovrebbero trovarsi i fotorecettori funzionanti, non ha bisogno di alcuna telecamera posizionata all’esterno dell’occhio – al contrario di prodotti concorrenti come Argus II – e si serve di una fonte di alimentazione elettrica esterna da collegare con un opportuno filo elettrico impiantato nell’occhio.
L’obiettivo primario dei ricercatori è quello di fornire una protesi funzionante a chi è affetto da malattie di origine genetica dell’apparato visivo e della retina in particolare , patologie degenerative come la retinite pigmentosa o coroideremia che portano al progressivo danneggiamento del senso della vista fino anche alla completa cecità.
I primi risultati dell’impianto temporaneo del nuovo microchip sono stati più che incoraggianti: degli 11 pazienti ammessi al test – alcuni dei quali affetti dalle due malattie genetiche suddette – la totalità ha manifestato la capacità di riconoscere le forme chiare da quelle scure, mentre in un caso specifico il soggetto ha riacquistato la facoltà di leggere testo in formato grande e distinguere tra sette diverse gradazioni di grigio.
“I risultati stellari ottenuti durante il nostro primo test clinico convalidano il nostro approccio subretinico nell’impianto, approccio che noi crediamo rappresenti la chiave per restituire la visione utile ai pazienti ciechi a causa della retinite pigmentosa”, ha dichiarato il CEO di Retina Implant AG Walter-G Wrobel. Attualmente l’impianto subretinico è di tipo temporaneo, ma il secondo ciclo di test – che dovrebbe coinvolgere anche altri paesi europei inclusi Italia e Regno Unito – ha l’obiettivo di sperimentare l’installazione in pianta stabile del microchip .
Alfonso Maruccia