Il Tribunale Federale svizzero ha stabilito l’illegalità della pratica di raccolta indirizzi IP da parte di Logistep AG , la ben nota società specializzata da anni presente nelle cronache sulla guerra tra i detentori del copyright e gli utenti del file sharing. Fine di un’epoca o ennesima tappa di un conflitto ancora lungo ? Logistep fa spallucce e annuncia l’espatrio mentre qualche avvocato fa il doppio gioco e pensa alla difesa della privacy. Ma dalla parte sbagliata.
In Italia l’attività di Logistep è nota soprattutto per il celeberrimo caso Peppermint , il rastrellamento di IP del Belpaese su mandato dell’etichetta discografica tedesca e il successivo invio di migliaia di missive dal sapore estorsivo ad altrettanti condivisori. Peppermint è stato fulminato dal pronunciamento del Garante della Privacy e in seguito anche la Corte Costituzionale tedesca si è pronunciata stabilendo l’illegittimità della raccolta di informazioni personali – gli indirizzi IP – con le metodologie applicate da Logistep.
Nella penultima puntata della vicenda Logistep, un tribunale svizzero aveva stabilito che il rastrellamento di IP era un’ attività legale ma ora la massima autorità giuridica del paese (il Tribunale Federale appunto) ha ribaltato il giudizio precedente: gli indirizzi Internet sono considerabili alla stregua di dati personali e non possono quindi essere raccolti in maniera indebita, senza autorizzazione da parte degli utenti o dell’autorità giudiziaria.
Naturalmente la decisione del tribunale non è stata accolta con grida di giubilo da parte di Logistep: per bocca del presidente Richard M. Schneider, la società preannuncia la possibilità di lasciare la Svizzera – visto che la raccolta non autorizzata degli IP è un’attività perfettamente legale in molti altri lidi, dice Schneider – e tuona contro la possibile degenerazione del piccolo paese europeo candidatosi come rifugio sicuro per l’infrazione del copyright.
Di parere diametralmente opposto Hanspeter Thuer, Commissario Federale all’informazione e alla protezione dei dati che già aveva intimato a Logistep di bloccare le attività di rastrellamento IP. La decisione del Tribunale Federale non protegge chi viola la legge sul copyright, dice Thuer, ma si limita a stabilire il sacrosanto principio per cui chi usa il file sharing per scopi illegali possa essere perseguito solo secondo nei modi stabiliti dalla legge.
Intanto l’avvocato Sébastien Fanti canta vittoria e avverte: dopo la “caduta” di Logistep, il prossimo obiettivo nella lista degli avvoltoi del copyright è nientemeno che IFPI , l’organizzazione internazionale dell’industria discografica. Logistep può avere perso la battaglia in madrepatria ma ha tracciato la strada della caccia agli IP che altri ora seguono in altri paesi del mondo , mentre in Svizzera si prospetta un autunno caldo . Con l’avvocato di Logistep Ursula Sury scelto per essere il nuovo Garante della privacy del Canton Vallese. Sury ha già fatto sapere che a suo parere un indirizzo IP non è affatto classificabile nella categoria “dati personali”.
Alfonso Maruccia