Ben Huh, una storia di gatti: quando tre anni fa l’imprenditore dal nome da antico romano incappò nel blog I Can Has Cheezburger intuì che poteva valere qualcosa.
Da quella intuizione, e dalla capacità di racimolare gli investimenti necessari per rilevare il sito da due blogger Hawaiiani che avevo pensato per primi ai Lolcats, è nato un moderno impero basato sulla considerazione che la domanda di umorismo e non sense in Rete non cala mai: da allora le visite al blog sono sempre cresciute, permetendo a Ben Huh di allargarsi fino a comprendere 53 siti , oggi noti come Cheezburger Network (che comprende Fail Blog , There I Fixed It , e Very Demotivational ), con un record di 16 milioni di visitatori unici .
Un impero profittevole, da quanto riferisce Huh, fin dal primo giorno grazie all’advertising: “All’inizio eravamo solo io e mia moglie”, spiega, mentre ora Cheezburger ha oltre 40 impiegati. Accanto alla pubblicità, oggi è il merchandising (magliette, libri e altri gadget sponsorizzati) a garantire alla piattaforma gli introiti che arrivano fino a 7 cifre . Anche il ricambio di siti è importante: tanti tentativi, di cui almeno il 20 per cento chiuso dopo poco.
Oltretutto i contenuti sono forniti direttamente dagli utenti (lo staff riceve ogni giorno oltre 18mila messaggi con suggerimenti e materiali) e la struttura editoriale li seleziona studiando le mode del momento della Rete e cercando di intuire cosa risulterà più divertente. Per postare online non richiede nessun permesso agli autori del post, né si cura di verificare che non sia eventualmente di proprietà di una altro soggetto (si limita ad eliminare un oggetto solo nel momento in cui arriva un’eventuale notifica per violazione di proprietà intellettuale). Nel caso di pubblicazione fuori dalla Rete l’autore è contattato e solitamente ricompensato con un libro o una maglietta.
Claudio Tamburrino