Il disegno di legge che la Svezia ha in cantiere per la prossima settimana pone una nuova minaccia alla privacy dei cittadini: in breve, ogni operatore di telecomunicazioni dovrà tenere i log – e memorizzarli – su tutti i dati personali e di traffico dei propri utenti . Non si parla, al momento, di memorizzare il contenuto del traffico. L’idea è piuttosto di tenere traccia degli identificativi di entrambi gli estremi di una comunicazione, qualsiasi cosa che identifichi il tipo di apparecchi usati, data e ora, durata della comunicazione e, nel caso dei cellulari, posizione geografica degli interlocutori: per il disegno di legge, sono dati che dovranno essere tutti memorizzati per lunghi periodi.
Secondo quanto riferisce Torrent Freak , “la proposta è parte dell’implementazione svedese di una ormai celebre direttiva europea che, dietro la facciata del termine sicurezza , la sicurezza dell’intangibile Stato, di fatto riduce la privacy della cittadinanza, invece di pensare alla sicurezza individuale dei cittadini”. Un provvedimento che, nella sua sostanza, è stato già individuato da tempo almeno come contrario alla convenzione europea dei diritti umani ma che è stato adottato già da diversi paesi. L’Italia, con l’adozione a suo tempo del Decreto Pisanu, ha previsto misure ancora più pesanti di quelle indicate dalla Direttiva.
Contro questo provvedimento si è attivato il Partito Pirata svedese che, il 3 novembre scorso, ha nuovamente manifestato , con l’intervento di alcuni esponenti del partito, di gestori di nodi di “anonimizzazione” e di ISP locali. “Stiamo rapidamente calandoci in una società della sorveglianza”, dice Rick Falkvinge, uno degli esponenti del partito, non nascondendo la sua preoccupazione per i rischi corsi dalla privacy. “Sappiamo perfettamente dove porta questa strada, l’abbiamo già visto nella storia recente d’Europa. Quando è stato abbattuto il muro di Berlino, abbiamo gioito perché la parte orientale stava per acquisire la democrazia di cui già godeva la parte occidentale. Nessuno pensava che le cose potessero non andare esattamente così”.
Inoltre, aggiunge Torrent Freak , l’aspetto più indisponente dello status quo è che, ad oggi, mentre la direttiva europea parla specificamente di periodi di data retention compresi tra un minimo di 6 e un massimo di 24 mesi, non si sa nulla sulla durata della memorizzazione che vogliono imporre le autorità di pubblica sicurezza svedesi. E non vi sono neppure indicazioni sui requisiti necessari all’utilizzo delle informazioni, acquisite nell’ambito della nuova legge.
La vicenda riapre dunque un fascicolo di per sé già colmo di atti , al cui interno il sottofascicolo della Svezia comincia a riempirsi : si dovrà invitare anche la Svezia al prossimo convegno E-Privacy ?
Marco Valerio Principato