Sono numerosi i paesi omofobici, i paesi in cui cultura e istituzioni si scagliano contro i cittadini omosessuali, costretti a nascondersi. Ma c’è chi non ha rinunciato ad esprimersi, c’è chi ha cominciato a combattere discretamente l’omofobia, confrontandosi in maniera garbata in rete, condividendo con altri netizen i problemi che affliggono un cittadino gay che vive la propria sessualità in un paese che lo discrimina.
I comportamenti omosessuali sono proibiti e puniti duramente nella maggior parte dei paesi africani e del medioriente, la lapidazione è una delle pene previste per i cittadini omosessuali nigeriani e sauditi, gli atti omosessuali sono considerati comportamenti che offendono la moralità pubblica, la sharia ne vieta la pratica. Incoraggiati dall’ anonimato che si può mantenere online, attratti dalla possibilità di esprimersi liberamente e di confrontarsi su scala globale, sono molti gli omosessuali che hanno iniziato a proiettarsi in Internet per sfuggire alla repressione che li investirebbe nell’ambiente in cui vivono.
Reuters racconta la storia di Ali , sudanese e gay, che ha deciso di svelare in un blog la propria sessualità, di condividere con i cittadini della rete le difficoltà di vivere in un paese intollerante . Solo aprendosi al dibattito è possibile sensibilizzare i propri concittadini, attirare l’attenzione della comunità internazionale, abbattere diffidenza e pregiudizi. Presto sono giunti i primi commenti: le offese più crudeli si sono affiancate agli incoraggiamenti.
Sono numerosi i blogger gay africani e mediorientali che si affacciano in rete: c’è chi posta buone nuove e denuncia episodi di intolleranza, c’è chi fa della propria sessualità un vessillo provocatorio per scuotere l’opinione pubblica, c’è chi cerca un supporto nella comunità gay in rete, c’è chi cerca amicizia e persone con cui confrontarsi e confidarsi.
I netizen omosessuali sembrano contare sul fatto che le istituzioni dei paesi in cui vivono si disinteressano della rete o si concentrano nel mettere a tacere oppositori politici e cyberdissidenti: se non mancano le censure operate a livello statale, è vero però che su questo fronte i cittadini omosessuali possono passare inosservati, possono agire abbastanza liberamente .
Intolleranza e censura sembrano provenire piuttosto dalla rete stessa: scaturiscono dalle paure e dal retaggio culturale di altri cittadini della rete, sono orchestrati dalle aziende che gestiscono le piattaforme sui quali i blog sono ospitati. Per i netizen omosessuali continuare ad esprimersi è l’unico strumento da impugnare per abbattere i pregiudizi, per smettere di essere degli stereotipi.
Gaia Bottà