Londra – Quasi 1500 sono i firmatari di una petizione promossa da Defective by Design , ospitata sul sito delle petizioni governative britanniche, che chiede che le tecnologie DRM (Digital Rights Management) siano rese fuorilegge . L’amministrazione Blair ha risposto ai firmatari, difendendo il DRM a spada tratta.
Nella sua risposta il governo si schiera con il DRM . Afferma di ritenere che i produttori di contenuti “debbano poter continuare a proteggere in questo modo i propri prodotti”.
In questo senso, Downing Street sottolinea che il “DRM non agisce solo come un poliziotto attraverso strumenti tecnici di protezione, ma consente anche alle aziende di offrire al consumatore una scelta senza precedenti su come fruire dei contenuti, e il prezzo corrispondente che questi desidera pagare”.
Nella sua risposta, il Governo concede poco, anzi pochissimo, ai firmatari della petizione: se da un lato sottolinea che i diritti e le necessità dei consumatori “vadano attentamente salvaguardati”, dall’altro ritiene che questa salvaguardia si esprima, ad esempio, con “l’informazione di cosa viene effettivamente venduto, e come e dove l’acquirente sarà in grado di usare il prodotto, e se e quali restrizioni siano applicate”.
L’amministrazione Blair ricorda anche che il DRM non è una novità estemporanea ed è al centro di riflessioni ampie, non solo di istituti governativi sulla proprietà intellettuale ma anche di organismi indipendenti, come la notissima Gowers Review of Intellectual Property , in cui – sottolinea la risposta del Governo – si raccomanda l’introduzione della copia privata (oggi non prevista dall’ordinamento britannico) entro il 2008, che “non dovrebbe” provocare l’introduzione di nuovi balzelli (cosa che invece avviene altrove, come in Italia ).
Tra le novità previste dall’Esecutivo anche “rendere più semplice per gli utenti presentare ricorsi e segnalazioni sulle procedure legate agli strumenti DRM, offrendo un’interfaccia web”. Uno strumento del genere dovrebbe consentire ai consumatori di proteggersi più facilmente dagli abusi, che come ricorda qualcuno in queste ore non sono mancati .
L’orientamento espresso dal Governo in realtà non sorprende nessuno ma c’è anche chi si chiede se si possa considerare una risposta. Neil Holmes di Defective by Design , l’organizzazione che da tempo combatte a tutto tondo contro il DRM, nella petizione che ha lanciato aveva scritto: “Riteniamo che il DRM cancelli la libertà di scelta tra prodotti proprietari e costringa gli utenti ad utilizzare un certo servizio. Non riteniamo che i contenuti digitali debbano essere gratuiti, ma dovrebbero essere offerti in un modo in cui chi ne acquista una copia acquisisce il controllo su quella copia”.
Di certo la petizione contribuisce ad aumentare la consapevolezza degli utenti sul DRM. Lo sostengono gli attivisti di Open Rights Group che a ZDNet UK spiegano come il “DRM sia stato visto in passato come un problema tecnologico di nicchia, ma ora sta crescendo l’attenzione dei consumatori”. A detta del chiarman del Group, Becky Hogge, il DRM spesso e volentieri significa impedire ai consumatori di godere dei diritti che sono previsti dalle leggi a tutela del diritto d’autore.
Ad alzare il tono del dibattito sul DRM in queste ore è la notizia secondo cui EMI ha ricevuto una proposta di acquisizione da parte di Warner Music, proposta che potrebbe costringere EMI a tornare sui propri passi e, anziché abbandonare il DRM , reintrodurlo su tutta la propria offerta.
Ne parlano molti blogger, secondo cui se si realizzasse una fusione tra le due major della musica, la strada verso una distribuzione senza DRM abbracciata da EMI potrebbe essere bloccata. La preoccupazione è ovvia: proprio da Warner Music, ricorda qualcuno, di recente è arrivata una difesa a spada tratta delle tecnologie di blindatura . Secondo Edgar Bronfman, CEO di Warner Music, il problema è l’ interoperabilità del DRM non la sua esistenza, perché “dovremmo tutti essere d’accordo che la proprietà intellettuale necessita di alcune forme di protezione”.