Londra – Ventate censorie e turbini di repressione spirano nel Regno Unito. Dalle incitazioni al terrorismo di Al-Qaida alla pornografia violenta, per giungere fino al peer to peer: tutto deve essere indiscriminatamente rimosso, a favore di una Rete scevra da contenuti pericolosi, materiale che non solo riflette la società, ma la edifica su principi corrotti.
Primo obiettivo della repressione in Rete UK, il terrorismo : The Guardian segnala l’ arresto di tre giovani , tra cui un cracker marocchino già noto alle forze dell’ordine, per incitazione alla jihad a mezzo Internet.
I tre giovani, uno dei quali, ventunenne, ha dichiarato di voler diventare il nuovo Bin Laden, hanno pubblicato in Rete un ricettario di armi chimiche, dei vademecum per compiere attentati suicidi, per maneggiare lanciarazzi ed innescare esplosivi, hanno diramato video di decapitazioni.
Il leader del gruppo Irhabi007 (letteralmente “terrorista 007”: uno jihadista british ) sarà trasferito in Marocco una volta scontato il periodo di detenzione: costituisce una minaccia per il Regno Unito sebbene, ammette il giudice Charkes Openshaw, bombe e armi da fuoco gli siano meno familiari della tastiera del suo computer. Il giudice, riporta AP , ha inoltre riferito che nel Regno Unito questo è il primo procedimento antiterrorismo basato esclusivamente su prove raccolte su Internet.
Brividi da sesso violento
Ma la Rete UK non è semplicemente un covo di terroristi. “Jane sarebbe ancora qui se non fosse stato per Internet”, queste le parole pronunciate dal compagno di una donna strangolata anni fa da un conoscente, autodefinitosi drogato di immagini di sesso violento . Un caso che ha colpito molto l’immaginario collettivo UK, fino a tradursi in una proposta di legge .
Le immagini di sesso violento, anche quelle che ritraggono adulti consenzienti, non solo sono da considerare a pieno titolo oscene: nelle mani di persone disturbate, si ritiene possano stimolare comportamenti violenti . Ed ecco che già nei mesi scorsi prendeva corpo l’idea di bandirne il possesso e il download da Internet. I cittadini hanno reagito con petizioni firmate da coloro che non credono nella criminalizzazione di comportamenti privati e solo apparentemente violenti, provocazioni che fanno riflettere sulla censura indiscriminata, mentre gruppi di pressione come Backlash vi si sono opposti fermamente, paventando le conseguenze connesse ad una legge di tal fatta. Si configura una possibile retroattività del provvedimento, e si prospetta che possa coinvolgere, criminalizzare e discriminare un grande numero di persone, per un aspetto della loro vita privata. La polizia potrà tracciare i comportamenti di questi netizen contando sugli ISP, di cui la madre della donna uccisa invoca addirittura l’intervento censorio. A suo parere, gli ISP dovrebbero “chiudere o filtrare questi siti pornografici, così che smettano di alimentare le fantasie malate come quelle dell’assassino di Jane, e smettano di recare danni ad altri e a loro stessi”.
I provider? Cani da guardia
Ma il braccio censorio UK non si limita a stringere su cyberterrorismo e su immagini di pornografia violenta. È The Register a riportare degli stralci di un discorso di David Cameron, leader dei Conservatori inglesi, che sostiene fermamente che gli ISP siano da coinvolgere nella lotta alla pirateria , così come nella lotta alla pedofilia e al terrorismo. Oltre che a mettere in pratica quanto stabilito dalla forze dell’ordine rimuovendo contenuti e filtrando accessi, gli ISP, a parere di Cameron, dovrebbero comportarsi come cani da guardia , vigilando sul materiale ai quali fanno da gatekeeper e bloccando preventivamente il file sharing illegale. Una sortita di stampo belga che cozza con la posizione sostenuta in più occasioni dall’associazione dei provider inglesi ISPA , che si considerano alla stregua di inerti condotti in cui fluisce l’informazione.
Ma la strategia di Cameron non è che un tassello del complesso gioco di negoziazioni che sta intrattenendo con l’industria dei contenuti e con gli elettori: oltre alla proposta di coinvolgere gli ISP nella lotta preventiva alla pirateria, Cameron ha prospettato l’estensione dei termini del copyright in cambio di contenuti musicali più “puliti”, indispensabili a rimarginare lo strappo che affligge la società inglese e la cultura popolare che la pervade. Contenuti edificanti che accontentino un elettorato che intravede una connessione diretta tra contenuti di volta in volta osceni, inappropriati, violenti e una società che forgia cittadini problematici e criminali.
Gaia Bottà