Londra – La commissione parlamentare inglese su Internet e sulle nuove tecnologie ha proposto l’introduzione di una sorta di bollino identificativo obbligatorio per tutti quei prodotti digitali che contengono tecnologie di Digital Rights Management (DRM).
“I consumatori hanno il diritto di sapere cosa possono fare e cosa non possono fare con i prodotti acquistati online”, si legge in un rapporto dettagliato che illustra la necessità di un simile sistema di tutela.
“Le etichette dovranno indicare con precisione se è possibile utilizzare il prodotto solo su particolari dispositivi”, dicono i rappresentanti della commissione, “oppure se non è possibile effettuare copie di sicurezza su supporto ottico”. Negli ultimi tempi, come sostengono i reporter della BBC , un numero sempre maggiore di associazioni e lobby hanno contribuito ad alimentare un vivace dibattito pubblico sulla progressiva adozione tout court delle tecnologie DRM da parte dell’industria multimediale.
“Le tecnologie in questione si estendono ben oltre la legalità che intendono salvaguardare”, sostiene Suw Charman, responsabile di Open Rights Group . Secondo l’ordinamento giuridico britannico, ad esempio, la copia privata e parziale di contenuti protetti da copyright è un diritto inalienabile di coloro che svolgono attività di ricerca o critica. “Con il DRM, purtroppo, tutto questo non è possibile”, aggiunge Charman: “Questo tipo di sistemi non è fatto per difendere il copyright ma per creare un sistema dove i consumatori prendono in affitto e non possiedono realmente ciò che acquistano”.
La questione toccata dai parlamentari è vastissima ed è oggetto di dibattito in moltissimi paesi. La sensazione di alcuni osservatori è che, se la proposta passerà, i consumatori avranno vita più facile nel boicottare il DRM, inviso a moltissimi proprio per le limitazioni d’uso che impone.
Nei prossimi giorni, il Parlamento britannico non dovrà soltanto discutere delle tecnologie DRM ma anche del gigantesco mercato sviluppatosi attorno ad esse: alcuni rappresentanti del popolo hanno richiesto l’intervento del Ministro del Commercio affinché valuti i prezzi al dettaglio imposti dalla versione britannica di iTunes , il negozio online di Apple che detiene il 70% circa del mercato mondiale della musica digitale. Il parere di molti parlamentari è che i prezzi delle canzoni su iTunes siano più elevati nel Regno Unito che nel resto dell’Unione Europea, in barba alla nozione di “mercato unico”.
Tommaso Lombardi