Londra non si cura delle backdoor

Londra non si cura delle backdoor

Si lasciano aperti gli ingressi nei sistemi informativi di impresa se le perdite subite sono minori rispetto al costo di una maggiore sicurezza. Il problema è che le aziende colpite tacciono
Si lasciano aperti gli ingressi nei sistemi informativi di impresa se le perdite subite sono minori rispetto al costo di una maggiore sicurezza. Il problema è che le aziende colpite tacciono


Web – E ‘ noto che di solito un’impresa on line non divulga la notizia quando subisce un attacco informatico andato a buon fine. E ci sono molti casi in cui, nonostante piccole perdite di denaro o di dati, le imprese non pongono rimedio ai “buchi” dei propri sistemi che consentono a cracker smanettoni di entrare e rubare. Secondo un rapporto sulle imprese britanniche appena pubblicato, la maggioranza delle aziende in Gran Bretagna ragiona così.

Stando a quanto rilevato dal Ministero del commercio e dell’industria inglese, due terzi delle imprese britanniche hanno subìto attacchi informatici che hanno provocato danni, in genere inferiori alle 20mila sterline. Quello che accade è che quando i danni sono limitati le grandi aziende preferiscono lasciare le cose come stanno: perdere qualcosa di quando in quando costerebbe meno di un aggiornamento nella sicurezza dei sistemi.

Il desolante quadro della sicurezza è accompagnato ed aggravato dall’omertà delle aziende rispetto agli attacchi stessi. Non dire cosa è accaduto pare l’unico modo pensato da moltissime imprese per non perdere la fiducia dei propri clienti… Ed è clamoroso che il 64 per cento di coloro che hanno anonimamente ammesso di aver subìto una aggressione non abbia cambiato alcunché nei propri sistemi di “sicurezza”. Forse ancora più clamoroso è che molti tra i sistemi “bucati” appartengono ad aziende impegnate in attività di commercio elettronico.

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Pubblicato il
7 apr 2000
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