L’86% degli italiani afferma di aver cambiato le proprie abitudini di pagamento dall’inizio della pandemia in poi, il 59% di aver sperimentato l’utilizzo di un nuovo metodo, con la percentuale che sale fino al 77% prendendo in considerazione esclusivamente i più giovani (18-24 anni). Sono solo alcuni dei dati che emergono dal report Lost in Transaction, frutto di una ricerca condotta tra marzo e aprile 2021 da Skrill (gruppo Paysafe), chiamando in causa 8.000 consumatori distribuiti nel nostro paese così come in Austria, Bulgaria, Canada, Germania, Regno Unito e Stati Uniti.
Il report di Skrill sulle abitudini di pagamento
Il trend è attribuito principalmente all’impossibilità di effettuare pagamenti di persona (33% a livello globale, 36% in Italia), ma anche per monitorare meglio le spese (26% in Italia, in linea con gli altri territori) e per evitare di incappare in frodi (28% in Italia contro il 25% della media globale). Ora oltre un terzo degli intervistati si dice più informato sulle possibilità a disposizione (42% in Italia contro il 38% della media) e una quota del tutto simile è più propensa a utilizzare alternative alla carta di credito o di debito per gli acquisti online (33% in Italia rispetto al 31% nel mondo). A commento dei numeri le parole di Lorenzo Pellegrino, CEO di Skrill.
I consumatori si sono adattati e, nel corso dell’ultimo anno, hanno preso confidenza con metodi di pagamento alternativi, in parte a causa della pandemia. Attraverso la nostra continua ricerca sulle tendenze di pagamento, continuiamo a testimoniare che il COVID-19 è stato un vero acceleratore nell’adozione di metodi di pagamento alternativi e la scelta è fondamentale. La buona notizia è che ora è più facile per i commercianti integrarsi in una piattaforma di pagamento e accedere a una vasta gamma di metodi di pagamento attraverso un’unica connessione.
Tornando a focalizzare l’attenzione sull’Italia, crescono i portafogli digitali e le carte prepagate. In aprile, a livello globale oltre la metà degli acquirenti ha comprato online pagando con una carta di credito (52%) o di debito (54%), mentre nel nostro paese si è assistito a un fenomeno in controtendenza: i portafogli digitali sono saliti al 55% (43% nel mondo) e le prepagate al 51% (20% nel resto dei territori). Prosegue Pellegrino, con un focus sull’importante tema della sicurezza.
Le preoccupazioni sulla sicurezza dei pagamenti sono state anche un tema costante che emerge dalla nostra ricerca e i consumatori sono sempre più attenti alla minaccia dei rischi informatici, quindi non si tratta solo di offrire una scelta, ma anche di garantire la tranquillità dal punto di vista della sicurezza, insieme a un’esperienza di acquisto fluida. Non c’è dubbio, questo è stato un anno difficile per il retail, ma stiamo anche vedendo molti commercianti (sia online che offline) adattarsi rapidamente a queste tendenze e modificare la loro offerta di pagamenti per rimanere competitivi; quelli che riusciranno a farlo saranno quelli che emergeranno da questa crisi più forti di prima.
Chiudiamo con altri dati di interesse inclusi nel report di Skrill (link a fondo articolo per consultare la versione integrale).
- In Italia, il 45% degli intervistati utilizza i portafogli digitali più frequentemente rispetto a un anno fa, più di qualsiasi altro metodo di pagamento, una percentuale decisamente alta se paragonata al 32% dei consumatori a livello globale;
- crescita inoltre da noi l’utilizzo delle carte prepagate online, il 39% dei consumatori italiani le usa più spesso rispetto a dodici mesi fa, un numero decisamente elevato se confrontato con quello di altri mercati (13% la media globale);
- quasi la metà degli intervistati italiani (48%) dichiara di voler fare acquisti nei negozi con la stessa frequenza con cui lo ha fatto prima del COVID-19, sottolineando l’importanza di un checkout aggiornato anche per i rivenditori offline;
- il 47% dei consumatori italiani (contro il 50% della media internazionale degli intervistati) prevede di effettuare almeno il 25% delle proprie transazioni utilizzando contanti in futuro;
- il 57% dei consumatori ha evidenziato che la campagna vaccinale avrà un impatto sulle future attività in-store, percentuale significativamente più alta in Italia (67%) e in Germania (64%);
- in Italia il 39% dichiara di non voler effettuare acquisti in negozio o di ridurli significativamente, limitandoli ai soli beni essenziali, finché non avrà ricevuto il vaccino.