Le frequenze elettromagnetiche nel range degli 800 MHz sono state finalmente “liberate”, sottraendo lo spettro alle televisioni locali che hanno consegnato – volenti o meno – le preziose risorse a chi se le era guadagnate di diritto più di un anno fa.
Si parla, naturalmente, delle frequenze vendute a un’asta che ha fornito un “tesoretto” di ben 4 miliardi di euro allo stato italiano, e che ora il Ministero dello Sviluppo Economico (MISE) conferma essere state “consegnate” ai vincitori della suddetta asta in tempo con la scadenza del primo gennaio 2013.
Il MISE dice che l’operazione di assegnazione si è svolta senza problemi , e nella quasi totalità dei casi non c’è stato bisogno dello spegnimento forzato delle trasmissioni televisive locali che ancora usavano le frequenze messe all’asta nel settembre del 2011. Nessun problema particolare anche sul fronte della compatibilità con le altre trasmissioni via etere – televisione digitale terrestre in primis.
Il nuovo spettro servirà agli operatori mobile per estendere i servizi di telecomunicazioni di nuova generazione (LTE a 100 Mbps, ma commercializzati come “4G”), e da questo punto di vista c’è già chi si è portato avanti con il lavoro: Telecom pensa alle località turistiche , mentre Vodafone ha già annunciato l’estensione della sua rete “4G” in altre sei città italiane (Bari, Genova, Napoli, Torino, Padova e Palermo) oltre a Roma e Milano.
Ma non di solo mobile vive la speranza di banda ultra-larga del Belpaese: come canto del cigno di una gestione in via di chiusura, il MISE retto da Corrado Passera comunica il beneplacito europeo a un corposo progetto di sviluppo che entro il 2015 dovrebbe portare le connessioni a 30 Megabit in tutte le case italiane. Previsti investimenti di un miliardo di euro, una partecipazione delle regioni meridionali in cerca di rilancio economico e connettività a 100 Megabit al secondo per almeno il 50 per cento della popolazione nazionale.
Alfonso Maruccia