Parola di Stefano Besseghini, Presidente dell’Autorità di Regolazione per Energia Reti e Ambiente: il mercato libero non conviene. I numeri sono stati elargiti in occasione della presentazione annuale a Parlamento e Governo delle attività portate avanti dall’Authority, facendo così il punto della situazione tanto per fotografare l’anno passato (2019), quanto per tratteggiare le caratteristiche di questa anomala annata 2020.
[Edit: l’articolo è stato modificato rispetto a quello iniziale basato su un report inesatto]
L’utilità, soprattutto, è quella di fare il punto sul percorso che deve portare l’Italia verso il Mercato Libero: si tratta di una difficilissima corsa a tappe fin qui costellata di continui rinvii e massime cautele nella tutela delle utenze, ma presto o tardi lo switch-off dovrà essere stabilito ed all’ARERA toccherà stabilire una nuova data da considerarsi come “ultima”.
Il mercato libero conviene
Nel frattempo chi non ha ancora effettuato il passaggio al mercato libero di gas e luce dovrà prestare attenzione a quanto spiegato da Basseghini: il mercato libero per ora non conviene, o almeno questo è quel che è possibile rilevare dai dati relativi al 2019. Chi non ha ancora effettuato il passaggio, insomma, al momento non sta perdendo opportunità ed l’Authority rileva questa anomalia promettendo tra le righe interventi correttivi.
Ad essere eclatante è la differenza tra i due livelli medi di costo: secondo quanto rivelato nella relazione a Montecitorio, le utenze elettriche domestiche a maggior tutela hanno pagato in media il 26% in meno rispetto a chi è passato al mercato libero. I primi tagli deriveranno in prospettiva dalle indagini su alcune difformità emerse in termini di dispacciamento: l’abbassamento dei consumi in epoca di lockdown ha fatto emergere taluni atteggiamenti che, secondo l’ARERA, dovranno ora dimostrare la propria legittimità al cospetto di un approfondimento da parte dell’antitrust. Questo dato è la combinazione di due elementi concomitanti: da una parte v’è il vantaggio economico (tutto da verificare) direttamente correlato alle tariffe del mercato libero, denso di offerte ma evidentemente poco concorrenziale; dall’altra v’è la maggior consapevolezza su costi e consumi da parte chi si informa per effettuare una scelta libera, calibrata sulle proprie abitudini e più matura rispetto a chi rimane semplicemente seduto sul vecchio profilo tariffario, che consente di calmierare i costi finali.
Analizzando i dati del mercato finale della vendita, il mercato libero ha raggiunto il 52,1% dei clienti finali (era del 46,2% nel 2018), lasciando quindi al servizio di maggior tutela ancora circa la metà (47,7%) del mercato.
Per quanto riguarda il prezzo medio dell’energia elettrica (ponderato con le quantità vendute) al netto delle imposte praticato dalle imprese di vendita ai clienti domestici, nel 2019 è stato pari a 21,50 c€/kWh nel servizio di maggior tutela e a 24,21c€/kWh nel mercato libero. Il differenziale tra i due mercati, in parte spiegabile con ampie differenze nelle tipologie di contratti disponibili sui due mercati, è pari a 2,7 €cent e scende a 2,6 centesimi se si guarda alla sola componente di costo per la materia energia (10,19 €cent/kWh nella tutela contro 12,81 €cent/ kWh nel libero)
Il vantaggio economico delle nuove tariffe non sarebbe comunque l’unico elemento in discussione. Quest’ultima meta, infatti, è parte di una politica energetica più generale che punta a ridurre i consumi, ridurre i costi e rendere l’Italia maggiormente autonoma (e sostenibile) per avere un profilo energetico più comodo sia in termini di emissioni che di equilibri geopolitici. Passare al mercato libero, insomma, non è soltanto un modo per far del bene per sé, ma anche uno sforzo concettuale di grande utilità per il sistema Paese.
Besseghini ha inoltre lanciato un appello alle autorità presenti:
Gli argomenti regolarmente richiamati quando si parla di green deal, economia circolare e cambiamenti climatici certamente non possono trovare copertura finanziaria attraverso nuove voci in bolletta.
Il Parlamento, insomma, non ipotizzi in alcun modo aggravi in bolletta per finanziare nuove politiche di sostenibilità (poiché il costo dell’approvvigionamento energetico ha gravi ricadute sulla competitività del Paese), ma anzi consideri il costo dell’energia come un valido veicolo di aiuto per le famiglie poiché uno sconto così strutturato arriva direttamente a destinazione senza ostacoli né costi indiretti.