Il mandante degli attacchi informatici contro i siti governativi ucraini ha nome e cognome: secondo Kiev si tratta senza dubbio di Vladimir Putin. Le autorità ucraine, infatti, sostengono senza mezzi termini che a monte degli attacchi subiti la scorsa settimana ci sia l’impronta russa e che tali attacchi vadano pertanto inquadrati nel contesto della pressione che l’Ucraina sta subendo sui confini.
Sono stati i russi
Un apposito comunicato ufficiale governativo mette nero su bianco le nuove accuse contro Mosca:
Le truppe informatiche russe stanno lavorando contro gli Stati Uniti e l’Ucraina, cercando di usare la tecnologia per scuotere la situazione politica. L’ultimo attacco informatico è soltanto una delle manifestazioni della guerra ibrida della Russia contro l’Ucraina, in corso dal 2014.
E continua, aggiungendo significati ulteriori agli attacchi registrati:
Il suo obiettivo non è solo quello di intimidire la società. La Russia intende destabilizzare la situazione in Ucraina fermando il lavoro del settore pubblico e minando la fiducia nel Governo da parte degli ucraini. Possono raggiungere questo obiettivo lanciando false notizie sulla vulnerabilità delle infrastrutture critiche dell’informazione e circa la perdita dei dati personali degli ucraini.
Nel comunicato si esorta la popolazione ucraina a non credere nella fragilità delle istituzioni e dei sistemi statali, perché in ballo c’è la credibilità del Paese e l’indipendenza rispetto alla Russia. La temuta guerra sul campo ha dunque un suo inizio in territorio digitale:
Il campo di battaglia per la sicurezza e l’esistenza stessa del nostro stato si trova su diversi piani: militare, diplomatico, storico e ora digitale. Pertanto, gli esperti informatici ucraini devono unirsi per contrastare la minaccia e neutralizzare il nemico.
La Russia, da parte sua, nega ogni addebito. Microsoft, invece, ha analizzato gli attacchi notando una matrice differente da un ransomware qualsiasi: l’obiettivo, in questo caso, era spudoratamente quello di mettere fuori uso le postazioni e irreperibili i dati ivi conservati. Un attacco sofisticato e violento, insomma, che si innesta in quel quadro diplomatico nel quale ambo le parti temono che la parte opposta stia cercando espedienti per legittimare eventuali contromosse.