Uno dei principali ostacoli che bisognerà per forza di cose affrontare e superare per portare la vita umana sulla Luna e un giorno forse anche su Marte è quello legato alla necessità di costruire alloggi e infrastrutture facendo leva esclusivamente sulle risorse presenti in loco, senza dipendere da quelle provenienti dalla Terra. La tecnologia delle stampanti 3D potrebbe rivelarsi essenziale a tale scopo.
Relativity Space per la stampa 3D sulla Luna
Nel fine settimana il sito Parabolic Arc ha riportato una notizia secondo la quale NASA avrebbe selezionato una proposta avanzata da Relativity Space (già al lavoro su razzi creati con questa tecnica) per una tecnologia in grado di individuare gli errori e le anomalie che si verificano durante la fase di stampa, correggendoli in tempo reale.
Sebbene al momento non siano stati resi noti i dettagli, l’approccio sarebbe simile a quello già impiegato durante la creazione degli oggetti con le stampanti tradizionali per individuare punti deboli o sezioni che sottoposte a sollecitazioni eccessive potrebbero portare a una rottura. Al fine di sviluppare il sistema in questione l’agenzia spaziale americana avrebbe messo sul piatto un investimento pari a 125.000 dollari, finanziando così i prossimi sei mesi della ricerca.
Un materiale che potrebbe rivelarsi essenziale su questo fronte è la regolite (nell’immagine qui sopra), nota anche come eluvium o polvere lunare, presente sulla superficie del nostro satellite grazie a un lento processo di formazione durato milioni di anni come conseguenza dell’impatto di corpi celesti come i meteoriti. Dell’idea si discute ormai da anni: il laboratorio Mediated Matter del MIT (Massachusetts Institute of Technology) sostiene fin dal 2017 che in questo modo si potrebbero creare interi edifici abitabili dagli esseri umani.