“Questo esercizio è servito da un sistema di telesorveglianza”, “Attenzione: locali muniti di sistema di videosorveglianza”, “In questo edificio sono attive telecamere di controllo”: gli avvisi imposti dal Garante della Privacy negli anni scorsi per quei luoghi che in Italia si sono dotati di sistemi di sorveglianza video, e talvolta audio-video, non sono bastati a frenarne la diffusione né a sollevare una reale attenzione del pubblico verso questo genere di trattamento di dati personali. Né le raccomandazioni del Garante hanno fin qui impedito che se ne abusasse. Per questo ora l’Autorità per la privacy ha disposto ispezioni su 40 installazioni di impianti di videosorveglianza .
Non si tratta certo di un controllo a tappeto, vista la quantità di telecamere installate, ma di un tentativo realizzato insieme alla Guardia di Finanza per verificare se scuole, ospedali, comuni ma anche istituti di vigilanza che operano per conto terzi nonché aziende private, rispettino o meno la normativa stringente sull’utilizzo delle cam. Il Garante della Privacy lo aveva detto : è necessario compiere ispezioni per evitare un far west in cui le riprese a circuito chiuso si traducano nella violazione continuativa dei diritti delle persone.
Mentre scriviamo sono dunque in corso questi controlli dovuti, spiega il Garante, anche al fatto che “è in crescita costante il ricorso alle telecamere di controllo in aree aperte al pubblico e in aree private così come l’utilizzo di tecnologie sofisticate e sistemi miniaturizzati”.
L’idea è anche di disegnare una mappa degli utilizzi, far emergere scopi e aspetti della videosorveglianza che non siano disciplinati dalla normativa di settore.
“Sempre più frequente – sottolinea il Garante – risulta la condivisione, soprattutto in ambito locale, di sistemi di videosorveglianza tra soggetti privati e pubblici (ad es., tutela di beni aziendali e prevenzione e repressione dei reati), senza una adeguata regolamentazione dei casi in cui le immagini raccolte possono essere utilizzate”.
A richiedere maggiore attenzione anche il “forte sviluppo” nell’uso di Internet “per la trasmissione di dati ripresi dalle telecamere, con conseguenti problemi di sicurezza nella comunicazione telematica qualora i dati non siano protetti da efficaci sistemi di codifica”. Da un lato dunque si tratta di controllare chi fa cosa e come la fa, dall’altro mandare un segnale a tutti, affinché l’installazione di un sistema di videosorveglianza non sia presa sotto gamba e avvenga nel rispetto della privacy.
“In continuo aumento – scrive ancora il Garante, forse con una nota di preoccupazione – anche l’impiego di dispositivi miniaturizzati o camuffati che, non essendo immediatamente percepibili come le tradizionali telecamere, richiedono un’informativa agli utenti ben visibile e completa. Sempre più spesso, poi, sono istituti di vigilanza privati a gestire sistemi di ripresa di soggetti diversi presso un’unica centrale operativa, con una rilevante concentrazione di immagini”.
I controlli verificano in questi giorni che al pubblico vengano date sufficienti informazioni sulla sorveglianza in corso, che vengano rispettate le misure di sicurezza e dunque anche i tempi di conservazione delle immagini in caso di registrazione.
“I soggetti da sottoporre ad ispezione – spiega il Garante – sono stati individuati tenendo conto della dimensione dei sistemi di videosorveglianza, della loro incidenza in aree aperte al pubblico con una elevata presenza di persone e di minori, dell’utilizzo di tecnologie particolarmente sofisticate o di telecamere non facilmente rilevabili”.