Ma cosa si agita dentro Google?

Ma cosa si agita dentro Google?

Se lo chiede una piccola curiosa inchiesta condotta da Fortune, che ha rovistato dentro e fuori il motorone di ricerca. Per scovare alcune chicche e parlar bene e male della net-company più popolare
Se lo chiede una piccola curiosa inchiesta condotta da Fortune, che ha rovistato dentro e fuori il motorone di ricerca. Per scovare alcune chicche e parlar bene e male della net-company più popolare


Roma – Il celeberrimo magazine americano Fortune deve essersi tolto un sassolino dalla scarpa narrando un pezzettino del dietro-le-quinte di Google , il più celebre dei motori di ricerca la cui entrata in Borsa potrebbe valere 20 miliardi di dollari. Un articolotto uscito su Fortune a firma Fred Vogelstein, infatti, racconta di una inchiesta svolta su Google e non si trattiene dal descrivere anche gli aspetti più “particolari” dell?azienda, talvolta sottolineando il clima di caos permanente nel quale a suo dire vive Google.

Vogelstein, che firma il pezzo di copertina dell’ultimo numero della rivista, dà credito a Google per tutto quello che ha dimostrato di saper fare, per la grande crescita di questi anni, gli spunti innovativi e via dicendo. E passa poi a cercarne gli aspetti più business-oriented . Ed è lì che tira fuori qualche maliziosa chicca.

I numeri, suggerisce il commentatore americano, sono i migliori: “in 18 mesi l’azienda ha quadruplicato le proprie dimensioni, impiega ora 1.300 persone, le sue entrate annuali sono salite di sei volte a quota 900 milioni di dollari, i suoi profitti prima delle tasse sono saliti di 23 volte a quota 350 milioni di dollari”. Bei numeri che, però, nell’opinione di Vogelstein, non bastano.

Nei rapporti con gli altri big del settore, scrive, i manager di Google sono diventati arroganti , rendendo quasi impossibile ogni trattativa. L’azienda è cresciuta così tanto che persino i suoi dirigenti non sono sicuri di chi sia incaricato di cosa, un problema anche per i partner che devono relazionarsi a Google. Le routine aziendali, le tolleranze sui ritardi del personale o sulle esigenze di ciascuno, risultano incomprensibili dall’esterno, tanto da aver richiesto alle new entry diverso tempo per orientarsi. I fondatori dell’azienda più che aspiranti plurimiliardari si dimostrano spaesati tecnofili.

Lo stile tutt?altro che tradizionalista del lavoro e delle riunioni, descritte talvolta come appuntamenti in cui si parla poco e si fa ancora meno, ha creato ulteriori problemi, così come non è facile far entrare nella testa di alcuni manager uno dei comandamenti di Google, secondo cui “si possono fare soldi senza fare danni”. In generale, poi, la prospettiva dell’ingresso in Borsa e dell’afflusso di grandi capitali avrebbe creato anche qualche frattura in seno alla compagine dirigenziale.

Non sarà completo di tutti i dettagli ma di certo leggere le tre pagine dedicate a Google da Fortune ha un sicuro fascino. E cerca persino, senza riuscirci, di rispondere alla domanda di tanti aficionado di Google: per quanto ancora Google potrà competere con i grandi rivali del settore?
L’articolo (in inglese) è liberamente disponibile su web su questa pagina .

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Pubblicato il
27 nov 2003
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