Ma gli americani brevettano tutto

Ma gli americani brevettano tutto

Amazon si è fatta notare ma sono molte le industrie statunitensi dedite a brevettare l'imbrevettabile. Ma forse non è brevetto, è furto..
Amazon si è fatta notare ma sono molte le industrie statunitensi dedite a brevettare l'imbrevettabile. Ma forse non è brevetto, è furto..


Roma – Sono americani ma questa non è una scusante. Battute a parte, le notizie che arrivano dagli Stati Uniti sulle ultime raffiche di brevetti da parte di alcune industrie fanno rabbrividire. Perché c’è la corsa alla “patent” per pratiche di comunicazione internet, di vendita online, di diffusione di link e via dicendo. Pratiche che sono comuni, usate da tutti o comunque da molti, pratiche che ora rischiano di diventare proprietà di qualcuno.

Il caso più clamoroso è quello che ha opposto Amazon.com a Barnesandnoble.com, due librerie virtuali concorrenti. Amazon.com è riuscita a far passare in tribunale l’efficacia del suo brevetto secondo cui quando si legge un catalogo e si clicca per ordinare oltre al “clic” si passano informazioni personali, insomma si acquista. Un brevetto che ha spinto il tribunale ad imporre a Barnesandnoble.com una modifica delle proprie procedure di acquisto: in pratica il rivale di Amazon deve far fare almeno due clic ai propri clienti desiderosi di comprare…

Una follia? Pare proprio di sì, almeno a leggere uno dei grandi riferimenti per la comunità internet, Richard Stallman, presidente della Free Software Fundation. Stallman in un suo recente articolo sulla questione ancora prima della decisione del giudice sfavorevole a Barnesandnoble.com sosteneva che la causa di Amazon “è un attacco in piena regola al World Wide Web”. Stallman sostiene che la facilità con cui lo US Patent Office rilascia brevetti per tecniche internet ampiamente utilizzate è “un problema” e può rivelarsi “un disastro”. Come ricorda Stallman, la sentenza sul caso sollevato da Amazon non ha effetti nei soli Stati Uniti ma ha effetti diretti in tutti i paesi nei quali questo genere di brevetti viene riconosciuto.

Insomma un gioco di posizione come negli scacchi, dove però la conquista del centro della scacchiera non si ottiene “mangiando” un pezzo ma impedendo all’avversario di muovere il proprio. Di fatto, dunque, chiudendo il mercato, gli spazi operativi, si riduce anche la creatività e lo spazio per lo sviluppo di idee nuove e diverse. Persino Jerry Yang, cofondatore di Yahoo e businessman navigato a capo della più florida delle industrie web, ha dichiarato in questo senso: “ho paura che si cerchino royalty per meccanismi generici e di uso comune. Non è una cosa sana per il sistema e per la concorrenza usare la minaccia del brevetto come mezzo per bloccare altre aziende negli affari..”.


Basta pensare alla causa contro Microsoft intentata da Pricelin.com: la seconda sostiene che Expedia, l’agenzia cyber di viaggi che appartiene alla prima, viola il proprio brevetto. Su che cosa? Pricelin.com ha ottenuto una “patent” per il sistema che consente all’utente di individuare il viaggio più conveniente inserendo nel motore di ricerca il prezzo che si intende pagare…

C’è da chiedersi quanto dovremo aspettare per sentire una qualche azienda rivendicare il brevetto per la ricerca online, da sempre l’attività numero uno di aziende e utenti della rete. O tornare a qualche anno fa, quando una piccola azienda iniziò a chiedere royalty a tutti: sosteneva il suo brevetto sul download di materiali dalla rete…

Più probabilmente il rischio vero è quello individuato da Stallman, ovvero è il comportamento dell’Ufficio brevetti americano e dei tribunali americani, troppo inclini a far passare comportamenti industriali che vanno a detrimento della libertà e del mercato. Perché quell’Ufficio è lo stesso che rilascia brevetti su tecniche informatiche di base usate da qualsiasi programmatore, quello stesso genere di brevetti di cui si sta discutendo in Europa e che vede contraria l’intera comunità dei programmatori indipendenti.

Per noi europei, in altre parole, il rischio è quello dell’importazione di pratiche dannose e pericolose. In guardia.

Gilberto Mondi

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Pubblicato il
17 dic 1999
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