Attratti da trilli e dal ticchettio della tastiera sbirciano il genitore affaccendato di fronte allo schermo a notte fonda: le mani nei capelli, tornano nella propria cameretta. Temono per la stabilità del loro nucleo familiare, i giovani membri delle famiglie svedesi: mamme e papà, prodighi di raccomandazioni e apprensivi per i pericoli che si celano online, sono i primi ad approfittare della rete per sollazzarsi con le attività che proibiscono ai figli .
A tracciare tale quadro destabilizzante è Barnens Rätt i Samhället ( BRIS ), un’associazione svedese che si batte per la tutela dei minori dentro e fuori dalla rete. Su circa 2mila dei ragazzi che nel corso del 2007 sono entrati in contatto con l’associazione per chiedere aiuto e sostegno, sono almeno un centinaio quelli che l’hanno fatto perché afflitti dagli altarini che i genitori nascondono nella cronologia dei browser.
“Ho letto il log delle sue conversazioni MSN. Ero solo curioso” racconta con imbarazzo un 15enne figlio di un padre ingestibile. Si è imbattuto in dialoghi pruriginosi, in sortite che è inimmaginabile pensare possano essere proferite da un genitore: “Mi dà il voltastomaco, mi fa davvero sentire male”. Il padre intrattiene fitte conversazioni, flirta e tenta di alleggerire il peso della mezza età seducendo e lasciandosi sedurre da ragazze giovani: “Che dovrei fare?” si interroga lo sventurato.
Quelli mostrati dai genitori sono atteggiamenti dissonanti: ipercontrollo e steccati , racconti del terrore e raccomandazioni riversati sui figli cozzano con la vita che alcuni adulti intrattengono online. I ragazzini osservano attoniti.
Maturi e smaliziati, i minori non si lasciano impressionare dal contorsionismo di corpi che si affollano sullo schermo con un clic sbagliato, sbuffano di fronte ad email turgide di trasgressione. BRIS non può constatare altrettanto per i genitori, ancora entusiasmati dall’immediatezza con cui in rete si può fruire di materiale pornografico.
Ma la rete non è solo paese dei balocchi sessuali. L’altra pressante preoccupazione delle famiglie è rappresentata dalla capacità dei giochi online di assorbire tutte le risorse dei piccoli e di trascinarli in una spirale di dipendenza . “Quando non è piazzata davanti al computer vagola come un’anima in pena – questa la testimonianza di una tredicenne svedese atterrita dal comportamento della madre – si limita a guardare nel vuoto, non dice nulla”. “So che può sembrare ridicolo – confessa la piccola – ma mia madre ha iniziato a giocare a World of Warcraft”. Non c’è verso di richiamare la sua attenzione sulle responsabilità della quotidianità familiare.
I genitori sprofondano negli stravizi che la rete offre loro: ci sono madri che tornano adolescenti, si pavoneggiano sui profili delle social network, intessono relazioni con personaggi da cui avrebbero messo in guardia i figli; ci sono padri che tornano spavaldi e sfoderano frasi ad effetto collaudate in passato. Le famiglie digitaldivise , condotte per mano dalle fascinazioni dipinte dai media tradizionali, iniziano a scoprire la rete.
Gaia Bottà
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