Roma – Una delle novità di questo agosto relative al mondo Apple è il cracking di Mac OS X x86, che ha consentito a molti “smanettoni” di installare il sistema operativo distribuito con i developer kit di Apple anche su comuni PC.
In realtà, almeno per ora, per riuscire a far girare la versione x86 di Mac OS X è necessario avere, oltre a buone conoscenze tecniche, anche hardware ben specifico, a meno di ricorrere ad un certo livello di emulazione che di fatto abbassa le prestazioni della macchina. Tutto questo porta ad un risultato non perfetto e non alla portata di tutti, molto lontano da quello che ha mostrato Jobs durante la WWDC facendo girare sul proprio Macintel applicazioni del calibro di Photoshop senza evidenti incertezze (e questo nonostante venisse utilizzato Rosetta, il traduttore di codice realizzato per convertire “al volo” le istruzioni PPC in istruzioni x86).
Sicuramente c’è da aspettarsi un affinamento di questo cracking, ma c’è anche da dire che Apple non starà sicuramente con le mani in mano: durante l’anno (o poco meno) che ci separa dall’uscita dei primi Macintel, ci sarà tutto il tempo per prendere le dovute contromisure, magari “studiando” proprio gli attuali sistemi utilizzati per aggirare le protezioni. Non dimentichiamo inoltre che stiamo parlando di una versione preliminare del sistema x86, realizzata esclusivamente per le macchine test dei developer kit.
Ad oggi non è dato sapere quali sistemi utilizzerà Apple per assicurare il legame tra Mac OS X e il proprio hardware: certo è che se la protezione dovesse limitarsi (come sugli attuali developer kit) ad un chip di controllo, è probabile che nel giro di pochi mesi qualcuno troverà il sistema di aggirarlo. Viceversa, le realizzazione di sistemi di protezione più elaborati, dall’utilizzo di ROM studiate ad hoc alla creazione di una scheda madre completamente proprietaria, potrebbero innalzare i costi di sviluppo (non più di quanto avviene oggigiorno) e intaccare la possibilità di realizzare una macchina multiboot, opzione non ufficialmente supportata da Apple ma che potrebbe dare un vantaggio al proprio hardware.
Se la situazione tecnologica si preannuncia delicata, lo stesso non può dirsi per quella finanziaria, visto che la scorsa settimana il titolo AAPL si è spinto verso nuovi record intorno ai 48 dollari. Che sia merito dell’ormai solito buon andamento di iPod e iTunes Music Store (che non è stato scalfito nemmeno dalle questioni relative al brevetto dell’interfaccia), oppure delle novità previste per i prossimi mesi, in ogni caso anche per questo trimestre si prevedono ottimi risultati dal punto di vista economico. Queste entrate extra potrebbero anche far passare in secondo piano i problemi di protezione del proprio hardware, anche perché Apple è pur sempre tra i primi produttori al mondo di computer.
Personalmente ho sempre ritenuto che un’eventuale versione x86 di Mac OS X, installabile su ogni PC di qualsiasi marca, avrebbe portato ad un inevitabile calo di vendite dell’hardware Apple, con conseguente calo del fatturato: sostanzialmente quello che successe nella seconda metà degli anni ’90 con i cloni, ovvero un’eventualità da evitare a tutti i costi. La mia opinione rimane invariata, ma dobbiamo riconoscere che la situazione che si va configurando per i prossimi anni è in buona parte diversa.
Prima di tutto, in questo caso sarà Apple a produrre macchine con architettura x86, entrando lei stessa in diretta concorrenza con tutti gli altri produttori di hardware (a meno che non sviluppi una scheda proprietaria che di fatto renda le sue macchine “differenti” dalle altre, ma in questo caso non si porrebbe il problema della concorrenza). In secondo luogo Mac OS X x86 sopporterà un range limitato di componenti hardware, quelli utilizzati da Apple per realizzare i propri computer: questo fatto riduce la possibilità di installare un eventuale versione crackata di Mac OS X su ogni PC, restringendo il numero di macchine adatte (eventualmente assemblate ad hoc), a meno di ricorrere a livelli di emulazione che però influirebbero, più o meno pesantemente, sulle prestazioni. Inoltre un Macintel capace di avviarsi anche con Windows costituirebbe una valida alternativa a qualunque altro PC, procurando ad Apple potenziali nuovi acquirenti di hardware e magari anche nuovi utilizzatori di Mac OS X.
Ma tutti questi discorsi e supposizioni lasciano il tempo che trovano, almeno finché Apple non rilascerà dichiarazioni ufficiali su come verranno realizzati i Mac basati su processore Intel, informazioni che potrebbero arrivare solo al momento del lancio, anche se il vicino expo europeo potrebbe riservare qualche sorpresa in merito. Durante l’evento, che si terrà a Parigi, si attende con tutta probabilità il lancio del “famoso” telefono frutto della collaborazione Apple/Motorola, una via di mezzo tra cellulare e iPod che potrebbe ampliare ulteriormente il raggio d’azione di Apple nel campo della musica digitale.
Altre novità nell’universo iTunes/iPod potrebbero arrivare dalla presentazione del tanto fantasticato iPod-Video, dispositivo che potrebbe nascere come una semplice evoluzione dell’attuale e destinato a fare più che altro da “contenitore”, una sorta di video-riproduttore portatile da collegare ad ogni TV per visualizzare i propri filmati. In alternativa, se l’intenzione è quella di realizzare un dispositivo per godere dei propri video on-the-road, l’attuale design dell’iPod (che è rimasto sostanzialmente invariato dalla prima versione di quattro anni fa) potrebbe essere rivisto in modo tale da lasciare spazio ad un display più ampio, magari panoramico. Altre indiscrezioni parlano poi di nuove versioni dello Shuffle da 2 GB o addirittura 4 GB, con conseguente possibile upgrade anche per l’iPod-mini: personalmente ritengo che 4 GB siano un po’ troppi per essere gestiti con shuffle, a meno che non ci sia una ventata di novità anche nel design di questi lettori.
Parlando più specificatamente del reparto computer, anche se abbiamo detto che da qui a un anno le novità potrebbero arrivare col contagocce, in base ai soliti ben-informati ci sono buoni presupposti affinché durante l’expo, o non molto lontano da esso, vengano presentate nuove macchine con nuovi processori. Qualcuno parla addirittura di Mac-mini con il nuovo G5 a basso consumo, ma l’attuale bassa disponibilità di questi processori, e il recente rinnovo proprio di questa gamma, mi rendono abbastanza scettico su questa possibilità. Piuttosto credo sia molto più plausibile un aggiornamento delle macchine di fascia alta e dell’eMac (attualmente la macchina più “vecchia” in listino Apple): supponendo che il G5 a basso consumo non sia ancora pronto per essere montato sulle macchine Apple, non possiamo escludere nuove versioni per la fascia desktop che arrivino finalmente ai 3 GHz.
Per quanto riguarda PowerBook sarebbe invece auspicabile l’adozione dei nuovi G4 dual core, così da dare un decisivo incremento di prestazioni ai portatili di punta; approfittando dell’occasione si potrebbe immaginare anche un aggiornamento dei monitor che equipaggiano i portatili, con maggiori risoluzioni e un formato panoramico da 13″ che andrebbe a sostituire quello da 12″ (quest’ultima eventualità comporterebbe anche un leggero restiling del case). Stessa sorte potrebbe essere seguita dall’eMac, macchina che rappresenta pur sempre un all-in-one dal costo più basso di un iMac, e per certi versi concorrenziale anche rispetto al Mac-mini; se Apple intende mantenere questa macchina a listino, dovrà darle una giusta collocazione, e un nuovo processore più potente sarebbe il giusto upgrade al momento attuale.
L’ Apple Expo di Parigi è ancora lontano (si terrà tra il 20 e il 24 settembre), ma l’annuncio dei Macintel ha fatto tanto rumore da far nascere con largo anticipo numerose indiscrezioni riguardo l’uscita di nuovo hardware PPC prima dello switch verso i processori Intel. Lo stesso cracking di Mac OS X x86 ha aumentato l’interesse verso il sistema di Apple, e come utente di lunga data spero che al più presto, magari proprio durante questa manifestazione, Apple chiarisca le sue intenzioni in merito all’architettura dei prossimi Mac, sulla futura versione di Mac OS X, e sul sistema di protezione che dovrà legare tra di loro questi due elementi (che se sarà limitato ad un solo chip di controllo potrebbe essere violato molto presto)
Domenico Galimberti