A quanto pare l’incontro vis-à-vis tra Donald Trump e Tim Cook non è servito a scongiurare l’aumento di prezzo del nuovo Mac Pro presentato a giugno a causa dell’importazione di alcune componenti dalla Cina, nonostante il computer sia assemblato negli Stati Uniti, più precisamente in Texas. La responsabilità è da attribuire ai dazi introdotti dall’amministrazione USA.
I dazi cinesi e il prezzo del nuovo Mac Pro
Cinque in totale gli elementi ai quali verrà applicata una tassa aggiuntiva del 25%, stando a quanto riporta oggi Bloomberg: una scheda per la gestione delle porte di connessione, l’adattatore di alimentazione, il cavo da collegare alla presa e il sistema delegato alla dissipazione del calore generato dal processore durante il funzionamento. Persino le ruote opzionali da acquistare separatamente per il case saranno soggette all’incremento della spesa.
La mela morsicata non è dunque riuscita a ottenere il via libera per l’importazione delle componenti senza incorrere nella misura, un’agevolazione concessa o negata in base a fattori come la tipologia dei prodotti o la loro disponibilità da fornitori americani. Al gruppo di Cupertino è invece stata riconosciuta l’esclusione dall’applicazione dei dazi per altri elementi realizzati in Cina e destinati al nuovo Mac Pro come il case, il mouse e il trackpad (quest’ultimo opzionale).
[gallery_embed id=103443]
Il debutto del computer, destinato a un target di professionisti anche considerando il suo esborso economico non esattamente accessibile (si parte da 5.999 dollari per la configurazione base), è previsto entro l’autunno. Alla presentazione della WWDC 2019 è stato annunciato anche il Pro Display XDR, un monitor 6K da 32 pollici con prezzo fissato in 4.999 dollari a cui i più esigenti potranno affiancare lo stand dedicato versando altri 999 dollari.