Scintille, fumo, fiamme alte quasi fino al soffitto. Un vecchio PowerBook G4 di Apple ha fatto impensierire non poco gli occupanti di un ufficio londinese, quando alla fine della scorsa settimana ha iniziato a diffondere un odore acre nella stanza e ha costretto tutti ad uscire di corsa. Alla fine sono dovuti intervenire i vigili del fuoco per mettere la zona in sicurezza, e il notebook è stato portato via per accertamenti. L’ipotesi più probabile è che si sia trattato di una vecchia batteria difettosa che non ha retto dopo anni di lavoro.
“Quando sono entrato nella stanza – racconta a The Inquirer Steven, il tecnico chiamato per via del portatile che dava i primi segni di cedimento – il fumo si era dissipato e sembrava non succedesse granché. Ho preso in mano il notebook per controllare e l’ho girato. Poi l’ho riappoggiato sul tavolo ed è praticamente esploso: c’erano fiamme alte due metri e scintille”. Il tutto negli uffici di un’azienda che ha voluto rimanere anonima, i cui dipendenti sono stati subito fatti evacuare da Steven per evitare che i fumi prodotti dalla combustione della batteria potessero intossicare qualcuno .
A quel punto Steven ha provato a recuperare un estintore, ma spaventato da ulteriori scoppi (probabilmente dovuti alle diverse celle dell’accumulatore che prendevano gradualmente fuoco) ha preferito lasciare il campo prima ad un responsabile antincendio della società, poi direttamente ai pompieri . Tanto più che, secondo la sua ricostruzione, l’estintore svuotato per metà sul notebook ha avuto effetto praticamente nullo nel raffreddare i bollori dell’hardware ed estinguere le fiamme.
La spiegazione più probabile dell’accaduto, di certo non un caso unico nella storia dei laptop di ogni marca , sarebbe una batteria difettosa che non è stata sostituita: nel 2004 e nel 2005 l’azienda di Cupertino aveva avviato delle iniziative apposite proprio dopo aver riscontrato alcune partite di accumulatori del PowerBook G4 difettose. L’azienda britannica dove si è verificato l’incidente, descritta genericamente come un ufficio che si occupa di marketing, starebbe ora verificando se ci siano nel suo inventario altri portatili della stessa generazione che potrebbero incorrere in guasti simili.
Trattandosi quindi di un difetto noto e riconosciuto, probabilmente ci sarà poco da fare per il proprietario del notebook: toccherà ricomprarlo, visto che a suo tempo ci si è lasciati sfuggire la possibilità di metterlo in sicurezza sostituendo la batteria difettosa. Comunque, dopo quattro o cinque anni di onorato servizio di certo l’investimento fatto per acquistarlo sarà stato ammortizzato: lo stesso non si può dire per alcuni dei proprietari dei primi MacBook Air distribuiti sul mercato, che ultimamente stanno facendo i conti con delle cerniere dei monitor all’apparenza un po’ troppo fragili.
Succede che, un giorno come un altro, sollevando il coperchio dello chassis d’alluminio di un laptop ultraportatile di Apple si oda un “crack” provenire dalla parte posteriore: è uno dei due fermi del perno del coperchio che ha ceduto , apparentemente per via del gioco dello schermo all’interno della sua sede naturale. Il problema riguarderebbe i primi esemplari prodotti del MBA, visto che in alcuni casi dopo la riparazione i tecnici avrebbero rivelato di aver installato una nuova variante del pezzo che dovrebbe impedire il ripetersi dell’inconveniente. Peccato che il costo dell’accomodamento sia stimato tra gli 800 e i 900 dollari.
Al momento pare che l’assistenza di Cupertino non riconosca il problema come un difetto del notebook, bensì come un danno accidentale causato dall’utente. Qualcuno, tuttavia, racconta di come sia possibile “convincere” i responsabili dello Store a farlo passare come un problema coperto da garanzia anche in virtù del prezzo di listino del prodotto: il MacBook Air costa , nella sua versione base, 1.699 euro. In molti chiedono che Apple riconosca presto che alcuni esemplari soffrono di questa malformazione congenita che pregiudica la durata della cerniera dello schermo, e che preveda forme di assistenza particolari per risolvere il problema.
Per chiudere il capitolo hardware, si fanno sempre più insistenti le voci riguardanti il tanto sospirato update dei desktop della Mela: iMac, Mac Mini e Mac Pro sarebbero ormai sulla soglia di novità importanti , anche alla luce della comparsa del supporto al nuovo processore Core i7 (Nehalem) di Intel nelle prime beta del prossimo aggiornamento di Leopard, contrassegnato dal release number 10.5.7. Oltre a questo, ci sarebbero pronti anche i driver per due nuove schede grafiche: le RadeonHD 4850 e 4870 , entrambe prodotte da AMD.
Venendo poi al software, Apple ha fatto sapere di aver finalmente portato a termine una serie di aggiornamenti alla sua piattaforma di servizi in linea – anche detti “in the cloud” – denominati MobileMe: affetti da una serie di difficoltà che ne hanno limitato le funzionalità sin dal lancio, pare che finalmente i tecnici di Cupertino siano venuti a capo dell’inghippo e con l’ultimo update della piattaforma siano riusciti a garantire i promessi aggiornamenti Push pressoché istantanei sui vari PC, Mac e iPhone collegati a ciascun account. Migliorate anche le prestazioni delle webapp e le capacità del sistema di file sharing.
Luca Annunziata