Andrew Dubber, ricercatore neozelandese presso l’ Università di Birmingham ed esperto di musica online, da qualche giorno si ritrova, suo malgrado, al centro di una vivace discussione sull’intero settore: RIAA, IFPI, le cause e le controquerele che le case discografiche stanno affrontando contro i downloader negli Stati Uniti. Con strascichi che attirano l’attenzione.
Ma andiamo ai fatti: la scorsa settimana, Andrew aveva pubblicato un fitto epistolario intercorso tra lui stesso e Paul Birch, a capo dell’etichetta indipendente Revolver Records e dirigente IFPI. Lo scambio si apre con Birch che critica lo spazio offerto da Andrew sul suo sito alle critiche contro RIAA, poiché Dubber rappresenterebbe una istituzione pubblica .
Nonostante il tentativo del ricercatore di compiere un distinguo tra il suo blog personale e il suo ruolo di dipendente universitario, la discussione è rapidamente scivolata sul merito delle polemiche tra discografici e consumatori: su New Music Strategies sarebbero riportati gravi attacchi alla posizione legittima delle major, come la controquerela subita dalla RIAA in Florida poche settimane fa.
Secondo Birch, interventi di questo tenore minerebbero l’immagine e la validità delle tesi sostenute dalla sua organizzazione: Andrew rappresenterebbe il mondo della musica, e il suo supporto a certe posizioni corrisponderebbe a ” mordere la mano che lo nutre “. D’accordo le opinioni personali, dice Birch, ma “mi preoccupo che i manager della nostra associazione abbiano il diritto di non essere perseguitati in pubblico”.
A questo punto Andrew tenta di chiarire ancora la sua posizione: le cause RIAA contro i singoli downloader sono state una sorta di boomerang , un “disastro nelle relazioni con il pubblico”. Se qualcuno decide di controquerelare le major, sospettandole di aver compiuto illeciti, “temo che (la notizia, ndR) meriti un commento “. Linkare una opinione su un fatto di cronaca è insomma prassi normale.
Le intenzioni di Andrew sono chiare: “Credo sia importante che siano riportate entrambe le versioni della storia”, conclude “per questo riporterò questo scambio di email sul mio sito”. Ma la risposta di Birch non si fa attendere: “Sono opinioni, non fatti. Se insisti allora dovrò sporgere un reclamo formale all’Università”. L’email si chiude con un laconico: ” È una tua scelta “.
La notizia, subito ripresa da Slashdot , ha fatto rapidamente il giro della blogosfera: molti commenti e qualche perplessità , manifestata tra gli altri dai due legali incaricati da EFF di assistere i cittadini nelle cause contro la RIAA e dallo stesso sito downloadsquad , tirato in ballo, che risponde con una lettera aperta a Birch.
A suscitare soprattutto le rimostranze dei blogger sono le velate minacce dell’ultima email ricevuta da Andrew: ad essere messa in discussione, in un certo senso, sarebbe la libertà di espressione in rete , la possibilità cioè di dare spazio a tutte le voci in campo. Opinioni a volte eccessive nei toni, ma che esprimono solidarietà ad Andrew e dissenso per l’approccio scelto dalle major anche in questa occasione.
Gli esperti dunque non possono criticare le scelte della RIAA? Andrew nel frattempo ha già pubblicato la sua opinione in merito.
Luca Annunziata