Nel corso dei prossimi sei mesi, MakerBot trasferirà la produzione delle sue stampanti 3D a Jabil, uno dei più grandi fornitori di soluzioni progettuali e produttive del mondo, con sede in USA e strutture operative internazionali, le più importanti delle quali situate in Asia . Secondo The Verge è presumibile , quindi, che in vista di un abbattimento dei costi aziendali, l’intero processo produttivo verrà dislocato in Cina.
A dare l’annuncio è lo stesso Jonathan Jaglom, CEO della compagnia, sul blog ufficiale di MakerBot , che però non fa alcuna menzione della Cina. Per tranquillizzare chi potrebbe diffidare sulla qualità dei prodotti realizzati nel continente asiatico, Jaglom adotta le dovute precauzioni, affermando che per garantire una perfetta transizione lavoreranno a stretto contatto con Jabil, al fine di trasferire e applicare tutte le competenze acquisite negli ultimi anni. Di fatto, l’azienda dismetterà la linea di produzione nella città di Brooklyn, NY, mentre qui rimarranno la sede ufficiale e i reparti di progettazione, ingegneria, logistica e assistenza. Si tratta di una decisione sofferta in quanto, come afferma lo stesso Jaglom nel suo comunicato: “dovremo allontanarci da alcuni dei nostri colleghi di talento che hanno svolto un duro lavoro presso il nostro stabilimento”. Il numero di dipendenti coinvolti in questa riorganizzazione aziendale non è ancora noto, ma Jaglom tenta di smorzare i toni dichiarando: “apprezzo l’impegno e il contributo di ognuno di loro e noi li sosterremo il più possibile per trovare una nuova occupazione”.
Che il nostro futuro sarà sempre più permeato di stampanti 3D è un dato di fatto. Preziose in ambito professionale e indispensabili per i maker più incalliti, questi nuovi dispositivi hanno cominciato a fare la loro comparsa, com’è giusto che sia, anche nelle scuole , al fine di preparare gli studenti all’uso degli strumenti di lavoro del domani. Gli analisti si aspettano nei prossimi anni una crescita significativa dell’industria della stampa 3D , azzardando una previsione che va dal volume d’affari di 5,2 miliardi di dollari USA del 2015 a 20,2 miliardi di dollari nel 2019 . Ma stiamo parlando pur sempre di un mercato emergente, pertanto volatile e imprevedibile.
MakerBot, in questi anni, ha lottato per cercare di creare un mercato consumer della stampa 3D, tentando di raggiungere il pubblico generalista attraverso partnership con negozi americani come Home Depot e Micro Center. Queste iniziative, non fruttuose quanto auspicato, insieme a un’estenuante causa legale intentata dagli azionisti contro la loro stessa società (accusata di aver consapevolmente commercializzato estrusori difettosi, ingannando pubblico e investitori) hanno costretto MakerBot a licenziare più del 20 per cento del personale, già in due occasioni nel 2015.
La decisione di portare in outsourcing la produzione delle stampanti 3D è quindi una mossa aziendale tesa sia al raggiungimento di obiettivi di breve termine (sopravvivere e fronteggiare la volatilità del mercato) sia di lungo termine (raggiungere una posizione sempre più strategica). La partnership con Jabil, pertanto, contribuirà a incrementare il volume di produzione per contrastare l’offerta delle nuove startup, che vendono stampanti 3D sempre più a buon mercato, e far fronte alla domanda dei consumatori che, ci si aspetta, esploderà in un futuro molto prossimo.