È stato arrestato al suo arrivo all’aeroporto internazionale di Kuala Lumpur, un semplice scalo prima di raggiungere la Nuova Zelanda per chiedere asilo politico. Il giovane giornalista saudita Hamza Kashgari è ora in attesa di tornare in patria, accusato di aver insultato i sacri principi della fede islamica .
Opinionista di un quotidiano di Jiddah, il 23enne Kashgari aveva sfruttato la piattaforma cinguettante Twitter per esprimere pareri scottanti sul grande profeta dell’Islam Maometto . La pubblicazione di tre micropost in 140 caratteri aveva subito attirato le ire di migliaia di utenti, nell’anniversario dalla nascita del leader spirituale islamico.
“Nel giorno del tuo compleanno, dirò che ho amato il ribelle che è stato in te, che per me sei sempre stato una fonte di ispirazione – si legge in uno dei cinguettii di Kashgari – Ma non mi piace l’alone di divinità che c’è intorno a te. E quindi non pregherò per te”.
E poi: “Nel giorno del tuo compleanno, non mi inchinerò davanti a te. E non ti bacerò la mano. Piuttosto la stringerò come tra uguali, sorridendoti mentre tu mi sorridi. Ti parlerò come ad un amico. E nulla più”.
È venuto giù il finimondo, con numerose minacce di morte all’indirizzo dell’account di Kashgari @Hmzmz (poi chiuso dalla piattaforma statunitense). Le autorità saudite hanno autorizzato il mandato di cattura internazionale – si pensa con la collaborazione, poi smentita, dell’Interpol – nei confronti del giornalista.
Blasfemia, insulti ripetuti alla fede islamica e in particolare al Profeta Maometto. Kashgari rischia ora la pena capitale, in attesa del segnale di via libera per l’estradizione in Arabia Saudita . Immediata la reazione degli attivisti che hanno chiesto un processo nella stessa Malaysia, dove la blasfemia non viene punita con la pena di morte.
Mauro Vecchio