Colpire gli elettori delle nuove generazioni, persuaderli a supportare il governo che ha imposto briglie censorie alla rete e che ha condannato blogger che hanno ardito postare manifestazioni sgradite alle autorità. Impresa impossibile? Ci prova il partito di maggioranza della Malaysia in occasione delle primarie previste per il prossimo dicembre, obbligando i propri candidati a gestire un blog.
L’ imposizione giunge dal segretario generale della divisione giovanile dell’UMNO, il partito che fa parte della coalizione che governa il paese dai tempi della sua indipendenza. Dovranno gestire una finestra personale sul web , dovranno presentarsi ai netizen, dovranno intrattenere un dialogo con i cittadini della rete malese, dovranno esporre e discutere i propri programmi elettorali. “Tutti i candidati devono avere un blog – ha dichiarato Abdul Rahman Dahlan – in caso contrario non sono da considerare adatti a governare”.
Una sortita che suona quantomeno stonata se proviene da un membro del partito in cui milita Khairy Jamaluddin, che solo pochi mesi fa aveva paragonato i blogger a dei primati, creature scimmiesche che infestano la giungla del web senza sottostare alle regole che vigono nel mondo reale. Una trovata quantomeno dissonante se confrontata con l’ atteggiamento che il governo ha mantenuto nei confronti della libera espressione in rete: negli ultimi anni si sono susseguiti episodi di censura nel nome della sicurezza nazionale e della tolleranza religiosa, raccomandazioni rivolte ai controllatissimi media di stato ad isolare l’inaccurata e sobillatoria voce della blogosfera, proposte per responsabilizzare di fronte alla legge le voci che si levano online.
Ma la motivazione che giustifica l’imposizione che pende sui giovani candidati dell’UMNO è esplicita: nell’ambito della campagna elettorale che ha preceduto le elezioni del marzo scorso, l’opposizione, impossibilitata a trovare spazio sui media tradizionali, si è ritagliata visibilità in rete . La coalizione guidata dall’UMNO ha conquistato il successo alle urne, ma l’opposizione ha iniziato a levare la propria voce: YouTube e i blog si sono rivelati strumenti efficaci per scuotere l’opinione pubblica e svegliare la società civile dal torpore propagandistico in cui era sopita.
Gestisce tre blog il leader dell’opposizione Lim Kit Siang, comunica con voce umana con i concittadini; l’anziana candidata indipendente Maimun Yusuf si è lasciata aiutare per costruire un profilo su Facebook , un blog e un account YouTube . “Le ultime elezioni hanno mostrato che abbiamo perso la cyberwar – ammette Abdul Rahman, facendo eco alle dichiarazioni del primo ministro Abdullah Badawi – È necessario abbracciare queste tecnologie fin da ora”.
Detto, fatto: che la guerra di post abbia inizio. Anche Khairy Jamaluddin ora gestisce un sito senza ritenersi uno scimmione, e gli altri candidati dovranno prendere esempio: verrà fornita loro tutta l’assistenza di cui avranno bisogno per obbedire alle direttive e comunicare in rete con spontaneità .
Gaia Bottà