Di pari passo con la diffusione dello streaming legale dei contenuti in Rete, particolarmente incentivato dalla pandemia da Covid-19, ha avuto una nuova ed esponenziale diffusione anche lo streaming pirata, in special modo quello live. La cosa rappresenta una grave violazione di copyright, nonché un grave reato. In Italia vengono applicate multe assai salate, sia per i reseller che per gli utenti finali, ma difficilmente le pene imposte andranno ad eguagliare quelle della Malesia.
Streaming pirata in Malesia: multe salatissime e fino a 20 anni di galera
Il Paese, infatti, ha approvato dei nuovi emendamenti relativi al suo Copyright Act che puniscono coloro offrono servizi di streaming pirata e dispositivi che vanno a danneggiare i titolari dei diritti d’autore con multe pari a 2,377 dollari e oltre e pene detentive che possono arrivare a 20 anni.
Le modifiche apportate al Copyright Act vanno altresì a scoraggiare le aziende dal partecipare alla pirateria in streaming o comunque al tollerarne la presenza. Qualora si verifichi una situazione del genere, i dirigenti dovranno poter dimostrare di non essere a conoscenza della violazione e di aver adottato tutta la diligenza necessaria per contrastare tali atti, in caso contrario saranno considerati colpevoli di reato. Per alcune aziende, comunque, potrebbe essere difficile evitare eventuali coinvolgimenti con dipendenti disonesti.
Da notare che la maggior parte delle leggi nel mondo sono in grado di contrastare le violazioni di copyright, ma solitamente si rivelano efficaci solo per quel che concerne il download di contenuti e altre forme simili di fruizione. Questo, ad esempio, era ciò che si verifica in Malesia, dove sino a prima delle modifiche in questione non era possibile sfruttare il Copyright Act contro coloro che vendevano dispositivi per lo streaming orientato alla pirateria, a meno che una decisione dell’Alta Corte non avesse autorizzato la cosa.