L’ ubiquitous computing sarà anche il sogno di un futuro in cui tutto sarà permanentemente online, ma al momento più che un sogno la presenza costante di una connessione a Internet su ogni genere di dispositivo appare come un incubo. Il pericolo di attacchi telematici non risparmia niente e nessuno, nemmeno il servizio di emergenza automatico della divisione neozelandese dell’organizzazione St. John Ambulance .
I media locali riferiscono dell’incidente capitato al sistema che copre il 90% dei servizi di ambulanza (per casi di emergenza o per altre esigenze) della Nuova Zelanda, identificando in un malware proveniente dall’esterno il colpevole del temporaneo malfunzionamento.
I PC deputati all’assegnazione automatica delle ambulanze sono stati attaccati ma i sistemi antivirali ivi installati hanno retto, riferiscono i portavoce del servizio St. John Ambulance. Purtroppo l’incidente ha avuto un impatto negativo su alcuni sistemi, per cui sono entrati in funzione le macchine di supporto e il lavoro di assegnazione delle ambulanze è stato svolto manualmente.
Poteva insomma andare molto peggio, ma la sola prospettiva di vedere un servizio di ambulanze messo in ginocchio a causa di un “virus” qualsiasi non lascia presagire granché di buono per il futuro dei sistemi informatici perennemente connessi.
Per cadere vittima di attacchi e malintenzionati non è d’altronde necessario operare (o dipendere da) un PC: lampante, in tal senso, risulta il lavoro di John Strauchs, Tiffany Rad e Teague Newman sulla vulnerabilità dei sistemi di controllo numerico messi (letteralmente) a guardia delle aperture automatizzate delle celle nelle prigioni statunitensi.
Alfonso Maruccia