New York (USA) – Chissà quanti utenti mobili si sono pentiti di aver aderito a concorsi offerti da alcuni “fornitori di contenuti”. L’effetto collaterale della liberatoria sui propri dati personali è quello di dover convivere con SMS spazzatura quotidiani. Ma se questi andassero a colpire il credito residuo e non fossero soltanto un disturbo? Beh, allora la reazione sarebbe dura, come dimostra quanto è successo negli Stati Uniti in questi giorni.
Verizon Wireless e Vodafone hanno deciso di denunciare Passport Holidays, società che spediva a raggiera SMS spam – almeno 98 mila secondo i primi riscontri – agli utenti mobili dei due operatori. Un’azione illegale non solo perché gli utenti interessati non avevano firmato nessuna liberatoria commerciale ma anche perché, in base agli abbonamenti, il costo di ogni messaggio veniva addebitato sulle schede o sugli accrediti residui. Nei messaggi, inoltre, l’utente veniva informato di aver vinto un viaggio alle Bahamas, e che per ogni ulteriore dettaglio sarebbe bastato chiamare un numero verde, che ovviamente non era tale.
“I casi di spamming mobile negli Stati Uniti sono stati veramente pochi, anche perché gli operatori vigilano con attenzione. Sanno bene che questi diventano un costo per gli utenti e di conseguenza possono diventarlo anche per loro”, ha dichiarato Roger Entner, analista presso Ovum .
Verizon Wireless ha anche accusato Passport di utilizzare un sistema automatico in grado di spedire in poco tempo un gran numero di SMS a numeri elaborati sequenzialmente. A detta dei tecnici, i promotori di questa singolare invasione di costosi messaggini non solo sarebbero riusciti a celare le loro identità , ma anche ad attuare particolari tecniche per aggirare i sistemi anti-spam di Verizon.
“Ci siamo rivolti alla giustizia non solo per proporre questa azione illegale, ma anche per comprendere come abbiano fatto”, ha spiegato Tom Pica, portavoce di Verizon. “Cancellare lo spam dalla propria casella mail sul PC è noioso ma non costa nulla. Con i cellulari, invece, è un’altra storia dato che si possono pagare, con molti profili tariffari, anche 10 centesimi di dollaro a messaggio”, ha aggiunto Entner. “Anche con i crediti dei 98 mila utenti, comunque, Verizon deve aver registrato una perdita fra i 500 mila e il milione di dollari. Se ogni utente ha chiamato il call center per protestare, il costo aziendale è stato mediamente fra i cinque e otto dollari a chiamata. Questo è il rate medio per il servizio”, ha dichiarato Entner.
“Comunque non siamo di certo davanti ad un fenomeno in espansione. Tutti gli Stati dispongono di una legislazione anti-spam. Se qualcuno ci prova, appena viene beccato, paga”. La parola ora passa ai magistrati.
Dario d’Elia