Londra – La guardia stretta della censura britannica non si abbassa: il videogioco più controverso di questi mesi, Manhunt 2 , non può ancora trovare la via agli scaffali del Regno Unito. La Commissione Censura inglese ritiene infatti che il titolo, sebbene ritoccato per ridurne la violenza, sia ancora troppo cruento perché se ne possa autorizzare la distribuzione.
Se negli Stati Uniti la versione ritoccata del gioco ha ottenuto il via libera per una diffusione limitata agli over17, nel Regno Unito la British Board of Film Classification , incaricata di valutare film e videogiochi, ha fatto sapere che “l’impatto delle revisioni sulle suggestioni ossianiche del gioco, o la natura del gameplay, sono del tutto insufficienti”.
Ciò che colpisce, e che colpisce anche i produttori di Manhunt 2, è il fatto che la Board ritenga il contenuto inadatto agli adulti , una posizione che incarna quella di Stato tutelare , di Stato padre-padrone tipico dei paesi mediterranei come l’Italia piuttosto che del Regno Unito. D’altra parte è quello il paese nel quale hanno fatto il giro delle prime pagine denunce sul tipo di quella madre secondo cui il figlio è divenuto omicida per colpa di Manhunt.
La suggestione è quindi fortissima e l’attenzione dei media tradizionalisti è alle stelle. In una nota, i produttori spiegano che “i cambiamenti necessari per poter pubblicare il videogioco nel Regno Unito sono inaccettabili e rappresentano un colpo duro ai videogame. La Board consente agli adulti di decidere da sé quando si parla di horror nei film, noi riteniamo che gli adulti dovrebbero poter scegliere da sé anche quando si parla di horror nei videogiochi, come in Manhunt 2”.
Come noto anche in Italia il videogioco è stato preso di mira per i suoi contenuti e proprio dal nostro paese è pervenuto nei mesi scorsi un appello alle industrie e alle autorità europee affinché titoli di questo tipo non solo non raggiungano i mercati ma, possibilmente, non vengano proprio prodotti. Naturalmente Manhunt 2 come molti altri videogiochi gira sulle reti di file sharing , dove chiunque può scaricarlo, in modo abusivo, magari sotto lo stimolo dell’enorme pubblicità derivatagli dalla censura, gioco che molti esperti considerano mediocre.