Gli utenti di Punto Informatico lo hanno letto per anni su queste pagine, ora avranno anche la possibilità di votarlo: Marco Anselmo Luca Calamari, ingegnere classe 1955, è candidato alle Elezioni Europee tra le fila del Partito Pirata. Quando mancano ormai poche ore all’apertura dei seggi, gli abbiamo chiesto di spiegarci i principi che il Partito Pirata intende portare in Europa, ben sapendo l’importante ruolo che Calamari potrà svolgere all’interno della sua compagine.
Innovazione
Parlare di innovazione: una decina di anni fa significava essere una nicchia d’avanguardia, mentre parlarne oggi significa cercare soluzioni per problemi quotidiani, generali e del tutto comuni. È più impreparata la politica a parlarne od è più impreparato il cittadino medio a recepire l’importanza di certi argomenti?
La politica, particolarmente quella italiana, pare fisiologicamente impreparata a parlare di tecnologie, figuriamoci di innovazione.
In Italia appendere al nome di un’iniziativa qualsiasi il fatidico “4.0” permette di spacciarla come innovazione ad un pubblico che ci crede, ed anche agli addetti ai lavori a cui conviene crederci.
Pure il bombardamento mediatico sulle startup e sugli incubatori confonde ulteriormente il parlare di innovazione. A chi si affaccia sul mercato del lavoro viene spiegato che per trovare lavoro bisogna “inventarselo” creando la propria startup. Come se il desiderare che esista ancora un mercato del lavoro “normale” fosse fuori moda od addirittura irragionevole.
L’innovazione è invece quasi sempre fatta di piccoli passi, non di rivoluzioni. Prendere un programma legacy degli anni ’70 e metterlo in grado di lavorare in un’architettura distribuita è molto più innovativo che riscriverlo usando la più recente e pubblicizzata tecnologia web.
Il cittadino “medio”, ma anche quello “sopra la media”, quando è al di fuori del suo specifico deve orami credere all’informazione che gli viene proposta. E purtroppo l’informazione, spesso anche un’informazione “onesta”, in un mondo iperspecializzato, non produce vera conoscenza. La nostra è un’epoca complessa, dove la conoscenza non si trova più nei libri e nelle biblioteche, ed ottenerla è sempre più difficile.
E nei social, purtroppo, la maggioranza delle persone crede di aver capito tutto di tecnologia ed innovazione; tutti si sentono “innovatori”.
Copyright
Usciamo da una serratissima battaglia in tema copyright: qual è la direzione che vuol intraprendere il Partito Pirata in Europa, ora che la direttiva è stata approvata?
Il Partito Pirata europeo e i vari Partiti Pirata nazionali, quello italiano in testa, si stanno impegnando a minimizzare il danno provocato dalla sciagurata direttiva europea, cercando di rendere i suoi vari recepimenti nelle legislazioni nazionali meno aggressivi possibile. Purtroppo gli spazi di manovra che la direttiva lascia sono piuttosto ridotti.
Lo lotta per una Società della Conoscenza invece continuerà senza soste e su tutti i fronti, come è stato fin dal 2006, quando in Svezia come reazione alla chiusura di “The Pirate Bay”, è stato fondato il primo Partito Pirata. Ed in Italia il Partito Pirata continuerà a supportare iniziative lodevoli come quella di “Scambio Etico“, realizzata da un pioniere come Luigi Di Liberto con “TNT Village“.
Conoscenza
IA, blockchain, criptovalute e via discorrendo: temi che spesso diventano hashtag, se non mero marketing. Dal punto di vista politico quali tematiche meritano immediata attenzione?
Come Partito della Conoscenza, l’inquinamento dell’Infosfera e la manipolazione delle persone tramite bolle informative sono le nostre preoccupazioni principali.
Le tecniche di IA permettono ormai di sintetizzare contenuti testuali, audio e video arbitrari che sono difficilmente riconoscibili da quelli genuini. Mancano pochi anni prima che il patrimonio umano di conoscenza venga inquinato e sovvertito da contenuti di questo tipo, prodotti e diffusi con scopi aggressivi. Sarà una “guerra dell’informazione”, molto più pericolosa delle attuali “guerre informatiche”. Non verranno più aggredite le infrastrutture informatiche e telematiche, ma direttamente l’informazione stessa. Proprio quello che accadeva in “1984”, dove il lavoro di Winston Smith consisteva nel riscrivere continuamente la storia.
Altra grave minaccia nasce dall’abuso dei social come fonte informativa. Sempre grazie all’IA ed ai metodi di analisi dei Big Data è possibile creare bolle informative personalizzate attorno a ciascuno, al fine di manipolare singolarmente gli individui per influenzarli in una determinata direzione.
Non parliamo di un Grande Fratello manipolatore, di un pericolo del prossimo futuro, parliamo della storia di due anni orsono, di Cambridge Analytica.
Blockchain e criptovalute sono invece a tutt’oggi delle opportunità, non delle rivoluzioni.
Digitalizzazione e PA
La digitalizzazione della PA può essere uno snodo cruciale sulla strada della trasformazione digitale. In Italia qualcosa si sta muovendo: il Partito Pirata ritiene che si possa/debba agire a livello europeo, oppure si tratta anzitutto di un problema nazionale? Come giudicate il lavoro del Team per la Trasformazione Digitale?
La digitalizzazione delle PA è stata ben promossa dalla UE tramite le direttive che in Italia hanno portato alla redazione del CAD, il Codice dell’Amministrazione Digitale.
Purtroppo in questo caso l’UE può dirigere, in qualche caso finanziare, ma la realizzazione deve poi essere nazionale. E qui in Italia, al netto di trionfalismi, e di qualche embrione di cose funzionanti ma mai arrivate a regime come la SPID, nel 2019 stiamo ancora aspettando un’Anagrafe Unica Nazionale, un singolo database centralizzato. E pensare che siamo stati il paese guida nella realizzazione della Firma Digitale, ed abbiamo realizzato e diffuso capillarmente la PEC che, tra luci ed ombre, ha cambiato in meglio la vita quotidiana dei cittadini e dei professionisti.
GDPR
Forse l’Europa non è stata pienamente apprezzata per quanto fatto con il GDPR, ma poco alla volta i meriti di questa svolta stanno emergendo: occorre fare di più?
Il GDPR è stato un vero trionfo, e questo è ormai provato. L’UE con esso ha costretto i giganti dell’informazione, Facebook e Google in testa, a compiere una svolta di 180 gradi e restituire i dati personali a chi li aveva forniti permettendogli di riutilizzarli, od anche solo di capire quali e quanti siano. Occorre riflettere per capire il vero significato, la potenza, la portata rivoluzionaria di questa apparente banalità.
Privacy e oltre
Quali sono le prossime frontiere che occorre sfidare in tema di protezione dei dati personali?
La protezione dei dati personali sta ormai cessando di essere un problema tecnologico da affrontare con mezzi legislativi. Probabilmente quasi tutto quello che si poteva ottenere in questo modo è stato ottenuto.
La prossima frontiera, anzi l’impegno odierno, riguarda la manipolazione delle informazioni, e la manipolazione delle persone realizzata tramite la manipolazione delle informazioni. Le tecnologie per farlo sono ormai reali, realmente utilizzate, e si stanno evolvendo a velocità sorprendenti persino per gli addetti ai lavori. Non c’è nessuna legge a difenderci su questo fronte, e ne abbiamo un disperato bisogno. L’indignazione di politici e capi di governo ai tempi di Cambridge Analytica si è dissolta, e si è trasformata piuttosto in una corsa ad adottare queste tecnologie a proprio vantaggio, una specie di “corsa agli armamenti” contro i propri cittadini.
Al voto
Marco, un appello al voto?
Chi deve decidere se votare Partito Pirata ha a disposizione il CEEP19, il programma politico per le elezioni europee concordato, condiviso ed adottato da tutti i partiti pirata europei.
Un programma realmente privo di nazionalismi, ma fatto di iniziative ed obbiettivi a vantaggio di tutti.Un suo confronto con i programmi politici degli altri partiti è semplicemente umiliante per questi ultimi.
Ed a chi ha paura dello sbarramento e del voto disperso, diciamo che un voto agli indipendenti ed agli innovatori non lo sarà mai.