Roma – “Sgominato spaccio sul Web”, titola l’ANSA, “Vendevano Cannabis online, presi”, fa eco il TgCom, grossi titoli legati al sequestro che nei giorni scorsi ha interessato tre siti italiani www.mariuana.it (marjuana.it), www.semini.it e shop.mariuana.it, tutti facenti capo ad un webmaster, Matteo Filla, che è stato arrestato.
In un comunicato della Polizia Postale si legge come la PolPost di Napoli abbia “sgominato una vasta organizzazione che invitava alla coltivazione e alla vendita di cannabis indica attraverso i siti internet”. Non si è trattato, dunque, di un arresto dovuto a spaccio, come riportano molti media in queste ore, ma legato ad altre attività dei siti, considerate di illecita propaganda e incitazione a delinquere.
Alle indagini sui siti ha fatto seguito l’identificazione di decine di persone che accedevano ai forum collegati e che avevano dato vita alla coltivazione di alcune piante di marijuana: un blitz della PolPost ha anche portato al sequestro delle piante di canapa, di PC nonché di conti correnti di alcune delle persone coinvolte. L’operazione si deve ad una inchiesta partita nel settembre del 2004 e che ha visto la collaborazione della PolPost con il Servizio Centrale Operativo (SCO) della Direzione Centrale Anticrimine.
Sul caso, l’Associazione per i diritti degli utenti e consumatori ADUC ha rilasciato una dura nota in cui si spiega come “noi gli amici di questo sito li conosciamo bene, perchè attraverso loro, con il “Notiziario droghe-quotidiano” che ha un rullo di notizie continue sul loro sito come su altri simili, diamo il nostro contributo di informazioni e commenti per far conoscere i disastri economici, sociali e politici in Italia e nel mondo delle attuali politiche punizioniste sulle droghe, nonchè sui pericoli legati agli usi e agli abusi delle droghe illegali”.
Secondo ADUC “quanto riportato dal sito di Filla è legale e rintracciabile in Rete ovunque, per cui il reato sarebbe quello di aver creato un luogo di incontro e confronto di persone interessate all’argomento”. “Non ci risulta – insiste l’Associazione – che parlare di legalizzazione di droghe sia un reato, così come non ci risulta che vendere semi di “cannabis indica” e attrezzature che in qualche modo possano ricondurre al loro uso sia un reato, tanto più non ci risulta che manuali che parlino della coltivazione della cannabis siano vietati sul nostro territorio (dovrebbero essere chiuse quasi tutte le librerie italiane…). Non solo, ma il sito “mariuana.it” è sempre stato scevro dal voler diventare un luogo di propaganda, tant’è che, quando si entrava, era ben specificato che l’azione da loro svolta era puramente informativa e per niente di stimolo al consumo”.
Posizione molto critica è anche quella assunta dai curatori di enjoint.com e pubblicata su antiproibizionisti.it , secondo cui “l’accusa secondo la Polizia è di incitamento alla coltivazione e allo spaccio di sostanze stupefacenti” e non, quindi, di aver “spacciato via Internet” come riportato dalle agenzie.
“Riteniamo comunque – spiegano quelli di enjoint.com – che tale accusa sia del tutto errata, dal momento che all’accesso dei siti in questione compariva un disclaimer che avvisava come non si intendeva in alcun modo incentivare condotte vietate e che tutte le informazioni contenute nei siti erano da intendersi esclusivamente ai fini di una più completa cultura generale”.
“Ricordiamo inoltre – continuano – che la vendita di semi di cannabis in Italia è del tutto legale (cosa che tutti i media sembrano aver dimenticato). Tali semi infatti sono esclusi dalla nozione legale di Cannabis, ciò significa che essi non sono da considerarsi sostanza stupefacente (L. 412 del 1974, art. 1, comma 1, lett. B; Convenzione unica sugli stupefacenti di New York del 1961 e tabella II del decreto ministeriale 27/7/1992). In Italia la coltivazione di Cannabis è vietata (artt. 28 e 73 del DPR 309/90) se non si è in possesso di apposita autorizzazione (art. 17 DPR 309/90). Pertanto i semi potranno essere utilizzati esclusivamente per altri fini (ad es: collezionismo). Tale avviso era ben visibile nei siti sequestrati e veniva inoltre illustrato come ogni utilizzo illegale di tali semenze fosse di responsabilità dell’acquirente”.
“Nel comunicato della Polizia e negli articoli – insistono i curatori di enjoint.com – si parla poi di una vasta organizzazione: affermiamo con certezza che tale organizzazione non è mai esistita. Possiamo quindi dedurre che le forze dell’ordine abbiamo confuso una serie di utenti (che spesso nemmeno si conoscevano tra loro, che se è vero che coltivavano cannabis lo facevano esclusivamente ad uso personale, che si scambiavano semplici informazioni e nozioni botaniche, che non facevano di certo riferimento ad alcuna associazione) come un’organizzazione criminosa. Per confermare tale tesi vi informiamo che una delle persone coinvolte nell’operazione è stata trovata in possesso di addirittura 2 (due!) piantine di cannabis alte circa 10 cm”.
Da parte sua ADUC ha concluso il suo intervento dichiarando di aspettarsi “il dissequestro del sito, la liberazione di Matteo Filla perchè il reato non sussiste e, aspetto non secondario, la mobilitazione anche di chi in Parlamento è consapevole della strage di giustizia e di diritto che si mette in atto con episodi come quello di mariuana.it”.