Il ministro Maroni, come già aveva fatto nel 2006, torna a parlare di file sharing e ribadisce che anche lui scarica musica illegalmente via P2P. E come quattro anni fa monta una polemica sospesa tra dura condanna alla pirateria e necessità di una riforma .
L’altra volta era stata la rivista Vanity Fair , oggi è Panorama ad accogliere la confessione dell’attuale Ministro degli Interni: “Non passo una giornata senza musica. La ascolto al Ministero, in aereo con l’iPod e, a volte la scarico gratis dal Web”. E lo farebbe non per semplice delinquere, spiega il Ministro (che facendo parte della band Distretto 51 è anche un autore), ma come “una provocazione, perché credo che la soluzione non sia quella francese”, non – come aveva già dichiarato – una dura sanzione punitiva per i downloader: piuttosto “la soluzione è creare un sito dove i ragazzi possano scaricare brani i cui diritti d’autore sono garantiti da uno o più sponsor”.
Se l’obiettivo della provocazione era quello di riportare l’attenzione sul tema, Maroni potrebbe aver colto nel centro, dal momento che subito è arrivata la secca risposta di Fimi : “Il ministro dovrebbe valutare che vi sono in gioco posti di lavoro e ricavi per lo Stato. Chi ruba in un negozio viene sanzionato, non si capisce perché in Rete dovrebbe farla franca”.
Ora però, gli chiede Luca Nicotra, segretaio di Agorà Digitale, deve trarre le conseguenze delle sue provocazioni e compiere un passo in più: “Facendosi promotore di una iniziativa che porti verso l’unica strada alternativa alla criminalizzazione, e cioè la legalizzazione del fenomeno file-sharing”. Nicotra parla in particolare della proposta di legge a prima firma Marco Beltrandi, deputato radicale, che prevede l’ adozione di licenze collettive estese che tentano di remunerare i produttori dei contenuti e al contempo non bloccare la condivisione fra utenti via P2P.
Claudio Tamburrino